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Nell'aula del tribunale di Torino, si è aperto il processo contro Alessandro Lajno, un ex consulente finanziario di Unicredit, accusato di aver sottratto oltre un milione e centomila euro dai conti di 22 correntisti della banca. I clienti, fidandosi delle sue rassicurazioni e delle sue proposte di investimento, avrebbero visto prosciugati i propri conti. Lajno deve rispondere dei reati di furto, truffa informatica e accesso abusivo al sistema informatico.
Secondo l'accusa, l'impiegato di 44 anni lavorava nelle filiali di Venaria e di Collegno quando avrebbe ideato il raggiro. Le modalità utilizzate dal consulente finanziario sarebbero state quasi sempre le stesse. Proponeva agli investitori opportunità di investimento sicure con rendite garantite. A volte affermava che queste opportunità erano disponibili solo per alcuni clienti privilegiati. Questi clienti, spesso anziani o con scarse conoscenze finanziarie, credevano alle sue parole.
Il modus operandi di Lajno, sempre secondo quanto sostenuto dalla Procura, comprendeva la firma di moduli in bianco per l'effettuazione di bonifici esteri, successivamente compilati da lui stesso, o la compensazione di uscite spalmandole su altre vittime. In un caso particolare, avrebbe consegnato a un cliente un prospetto su carta intestata Unicredit con l'indicazione della cifra e delle scadenze delle relative cedole, facendosi sottoscrivere in bianco un modulo per l'emissione di un assegno circolare.
La banca, rappresentata dall'avvocato Nicola Gianaria, ha licenziato Lajno e risarcito quasi tutti i clienti colpiti dalla truffa. Le somme sottratte in un solo anno sono state ingenti, con alcune vittime che hanno perso fino a 190 mila euro in un colpo solo. Tuttavia, il caso più straziante coinvolge una vedova e suo figlio, entrambi afflitti da problemi di salute e vittime di una truffa che ha portato via gli 85 mila euro di risarcimento per una colpa medica.
Secondo l'accusa della procuratrice Chiara Maina, Lajno avrebbe convinto questa famiglia a investire i loro 85 mila euro in due fondi comuni, promettendo loro un rendimento superiore al 17%. Sfruttando il loro disagio familiare ed economico e il rapporto di fiducia instaurato, avrebbe poi effettuato un giroconto su un conto Sanpaolo e disposto un bonifico alla società estera New Consultant Ntd Ltd.
Lajno è difeso dall'avvocato Mario Gebbia, il quale sostiene che il suo assistito non abbia mai appropriato dei soldi dei clienti. Gli investimenti proposti erano audaci ma sempre effettuati con il consenso dei clienti, e non ci sono prove che il denaro sia finito nelle mani dell'accusato.