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Un ex militare italiano, precedentemente assegnato al contingente in Iraq, ha ottenuto dal Tar del Piemonte un riconoscimento giudiziario significativo nella sua lotta per ottenere un indennizzo dopo che gli era stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin. L'uomo aveva prestato servizio in zone di guerra, caratterizzate da precedenti utilizzi di armi contenenti uranio impoverito e "soggette a una possibile contaminazione da metalli pesanti".

Il richiedente aveva inizialmente chiesto un indennizzo al Ministero della Difesa in relazione al suo servizio militare in Medio Oriente, ma la richiesta era stata respinta. Di conseguenza, aveva deciso di fare appello al Tar, avviando contenzioso legale che si concentrava sulla prova di causa ed effetto tra l'esposizione alle sostanze tossiche nell'area irachena e lo sviluppo del tumore.

La decisione dei giudici del tribunale amministrativo ha rappresentato una vittoria per il veterano, poiché è stata annullata con rinvio la decisione del Ministero di negare l'indennizzo. I giudici hanno basato la loro decisione sulla "inversione della prova", stabilendo che è compito dell'amministrazione dimostrare l'assenza di collegamento tra l'esposizione a sostanze tossiche e la malattia, anziché spettare al richiedente dimostrare tale collegamento.

Una sentenza che segna un passo importante nella giurisprudenza relativa ai militari che hanno subito danni alla salute durante le missioni svolte.

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