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Dagli smart building all’autoconsumo condiviso
Il protocollo prevede interventi di ampio respiro. Tra le priorità figurano:
• la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare statale, con trasformazione degli edifici in smart building capaci di monitorare e ottimizzare i consumi;
• la promozione dell’autoconsumo diffuso, anche attraverso la creazione di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) tra le strutture pubbliche;
• la valorizzazione degli immobili tramite progetti pilota innovativi, sviluppati anche in partenariato pubblico-privato;
• l’individuazione di nuove opportunità di finanziamento, integrando gli incentivi del GSE con i piani di investimento dell’Agenzia del Demanio.
Un punto centrale riguarda inoltre la digitalizzazione: le due istituzioni si sono impegnate a condividere dati e conoscenze tramite piattaforme interoperabili, così da migliorare l’efficienza amministrativa e garantire trasparenza.
I primi progetti: Lecce e la Sicilia in prima linea
L’intesa ha già trovato le prime applicazioni pratiche. Ad agosto 2025 è stato pubblicato un avviso pubblico per la concessione di un immobile statale nella zona industriale di Lecce, destinato a interventi di riqualificazione energetica e installazione di impianti fotovoltaici. L’iniziativa prevede concessioni di durata variabile (da 6 a 50 anni) e la possibilità di coinvolgere imprese, comunità energetiche e soggetti privati, con scadenza delle candidature fissata al 16 settembre 2025.
In parallelo, in Sicilia sono stati lanciati bandi per l’utilizzo di terreni statali inutilizzati, con l’obiettivo di destinarli a impianti fotovoltaici e iniziative di autoproduzione gestite da ESCo o comunità locali.
Questi progetti segnano un cambio di passo concreto: il patrimonio pubblico non viene più considerato solo come costo di gestione, ma come risorsa attiva per la transizione energetica.
Una strategia integrata per 43.000 immobili
Il protocollo si inserisce in un quadro più ampio che vede coinvolti, oltre a Demanio e GSE, anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e Consip. È in corso infatti un piano di procurement innovativo per la gestione di circa 43.000 immobili pubblici, volto a ottimizzare il facility management con criteri di efficienza energetica e sostenibilità ambientale.
L’obiettivo è trasformare le politiche energetiche da interventi isolati a un sistema integrato e coordinato, in grado di generare impatti misurabili su riduzione delle emissioni, taglio dei costi energetici e rigenerazione urbana.
Comunità energetiche e ruolo delle istituzioni
Il riferimento alle Comunità Energetiche Rinnovabili segna un passaggio importante: lo Stato si pone non solo come regolatore, ma anche come attore attivo della transizione. Le CER in ambito pubblico possono ridurre la spesa energetica, redistribuire benefici e rafforzare il legame tra istituzioni e cittadini. Tuttavia, la riuscita di questi progetti dipenderà dalla capacità di semplificare le procedure e di creare una governance locale inclusiva. La domanda aperta è se questa visione riuscirà a trasformarsi in un modello replicabile su scala nazionale.
Un modello che guarda al futuro
Il nuovo protocollo rappresenta un laboratorio di innovazione: da un lato rafforza il ruolo delle istituzioni nel guidare la transizione ecologica, dall’altro crea opportunità per imprese, comunità e cittadini di partecipare a un percorso condiviso.
Come ha dichiarato la direttrice del Demanio, Alessandra dal Verme, l’obiettivo è avere “immobili pubblici moderni, innovativi e inclusivi, moltiplicatori degli impatti rigenerativi sui territori”. Una visione che va oltre la mera riduzione dei consumi e punta a una nuova cultura della gestione del patrimonio pubblico, dove energia, sostenibilità e innovazione diventano pilastri inscindibili.
Questo contributo è ispirato a un approfondimento pubblicato da sul nostro sito. Solexpert - fotovoltaico facile.
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