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La Pastorale Sociale e del Lavoro della regione Piemonte e in particolare delle diocesi di Vercelli, Biella, Novara e Casale Monferrato accolgono con favore la revoca della delibera con la quale l’amministrazione comunale aveva chiesto che Trino fosse inserito nella CNAA (Cartina Nazionale Aree Autocandidate) e auspicano che l’individuazione definitiva del sito prosegua, senza ulteriori ritardi, esclusivamente sulla base dei criteri scientifici sino ad ora adottati, ritenendo che non siano, invece, da perseguire decisioni che rispondano a logiche diverse. 
"Avevamo accolto con favore - si legge  in una nota - le pubblicazioni della CNAI (Cartina Nazionale Aree Idonee) che, in base ai 15 criteri di esclusione e ai 13 criteri di approfondimento previsti dall’ISPRA in linea con gli standard della IAEA (International Atomic Energy Agency) aveva individuato 51 Comuni idonei ad ospitare il deposito. Pareva evidente, che questo atto, avviasse finalmente un percorso che, dopo il doveroso confronto con i territori giudicati idonei, giungesse ad una conclusione seria ne scientificamente fondata per l’individuazione del sito di stoccaggio in piena sicurezza per la salute e la salvaguardia delle popolazioni".
I vescovi ricordano poi le cause dell’esclusione di Trino dall’elenco dei luoghi idonei.
"Le motivazioni  vanno ricercate principalmente nella presenza in zona di:
- aree protette, di zone umide (risaie e falde affioranti che arrivano a 2 m. sotto il piano campagna);
- una faglia con una potenziale sorgente di sismicità già cartografata e riconosciuta dal database italiano Itaca;
- un territorio di tipo alluvionale caratterizzato da un livello piezometrico affiorante con variazioni di livello stagionale importanti dovute alla sommersione delle risaie".
E poi la nota continua con altre riflessioni, che riportiamo:
"Bisogna considerare poi che le conseguenze del deposito nazionale a Trino non si limiterebbero solamente al comune ospitante e ai suoi dintorni, ma interesserebbero una zona molto più ampia comprendente: il Vercellese, il basso ed alto Monferrato, il biellese e la zona ad est di Torino.
L’ipotesi di insediare il deposito nella zona Leri Cavour a poche centinaia di metri dal Principato di Lucedio, che ha dato il via allo sviluppo della risicoltura italiana nel 1400, oltre ad avere un forte impatto simbolico, andrebbe a danneggiare il cuore della risicoltura. Anche in questo caso le conseguenze non coinvolgerebbero solo l’area trinese, ma un territorio molto più ampio in cui insistono aziende agricole altamente specializzate su produzioni la cui alta qualità permette a Vercelli di fregiarsi del riconoscimento di “capitale europea del riso”. L’eventuale costruzione del deposito comporterebbe poi l’esproprio di terreni agricoli e la riduzione dello storico parco del “Bosco della Partecipanza”. Anche il nuovo impianto fotovoltaico adiacente all’ex centrale elettrica “Galileo Ferraris”, uno dei più grandi del nord Italia ed attualmente in fase di inaugurazione, è a rischio. Verrebbero così compromesse ulteriori iniziative a favore dell’area, in particolare interventi di recupero architettonico e funzionale di alcuni edifici nel borgo Leri Cavour".

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