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La sua vita era diventata un inferno: percosse, maltrattamenti, controlli costanti, intrusioni in casa e addirittura la testa di una bambola mozzata infilata nella buca delle lettere. E’ quanto ha raccontato in aula, protetta da un paravento, una donna torinese di 50 anni, invalida al 75% ,nel processo contro un uomo di 39 anni di origini romene, il suo ex compagno, diventato il suo persecutore. Numerose le denunce presentate per stalking e maltrattamenti. L’uomo, nonostante le misure interdittive, poi trasformate in custodia cautelare, ha continuato indisturbato ad accanirsi contro la sua vittima: aveva il controllo totale del telefono, le aveva tolto i social e le pressioni per tagliare ogni legame con amici e familiari erano costanti. La donna è stata costretta a chiudersi in casa per mesi, cercando di proteggersi dall’aguzzino che minacciava di ucciderla se avesse provato a lasciarlo. La difesa ha dichiarato che alcuni divieti sarebbero stati violati con la complicità della vittima.

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