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  Secondo il Tribunale del Riesame Rocco Costanzia di Costigliole avrebbe fornito un contributo determinante nell’agguato che ha portato al ferimento, il 18 marzo scorso di un 23enne a Torino, colpito a una gamba con un machete dal fratello Pietro.

  È quanto emerge dalle motivazioni dei giudici che lo scorso aprile hanno respinto l’istanza di scarcerazione del 22enne indagato per aver portato sul luogo dell’aggressione, con uno scooter, il fratello. Per il Riesame non solo lo ha accompagnato, ma è anche sceso dal mezzo e impedito alla fidanzata della vittima di raggiungere il ragazzo mettendosi davanti a lei. Inoltre il ferimento del 23enne "non è stato il frutto di una decisione estemporanea" di Pietro e nemmeno "l’imprevedibile dipanarsi di una lite tra i due", ma sarebbe stato un agguato ben pianificato. Inoltre dalle motivazioni risulterebbe che il 7 febbraio scorso, quando Pietro Costanzia aveva scoperto che la vittima aveva mandato messaggi particolari alla sua ragazza, avrebbe telefonato a una coltelleria.

  Quel giorno si era presentato sotto casa del 23enne, ma non si erano incontrati. Per il Riesame è "inverosimile" credere che Rocco non fosse a conoscenza dell’arma, non fosse altro per le dimensioni davvero "notevoli" di questa. Non sarebbe credibile nemmeno la sua dissociazione visto che avrebbe continuato a "collaborare in modo unitario", con il fratello, ritrovandosi con lui in un garage dopo il ferimento, e portando i passaporti a Pietro e alla fidanzata, che per l’accusa volevano fuggire.

  Secondo i pm entrambi i fratelli devono rispondere di tentato omicidio. Al 23enne venne amputata una gamba.

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