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L’agricoltura piemontese fa la conta dei danni e lancia un grido d’allarme che coinvolge tutta la regione, fiaccata da nubifragi e grandinate straordinari per il periodo. Coldiretti stima che nei campi le perdite vadano dal 30 all’80 per cento per le colture orticole, le nocciole, il mais, il grano pronto per il taglio, ma anche le piante da frutto e le risaie. Se il maltempo ha procurato danni per migliaia di euro solo nell’area di Santena – dove gli asparagi sono andati sott’acqua e dove il comune ha già chiesto lo stato di calamità naturale – il conto in tutta la regione arriva a circa due milioni di euro. E poi ci sono i danni provocati dagli animali: 5 milioni solo per i piccioni che spesso, nel tentativo di ripararsi dal maltempo, invadono le stalle.
Tra le colture più colpite c’è il grano, che proprio in questi giorni è in fioritura con gli altri cereali vernini come farro e orzo. Stesso problema del mais, che dopo la semina stenta a crescere, visti i continui sbalzi di temperatura e gli allagamenti. Così le piantine vengono soffocate dall’acqua non più assorbita dal terreno o spezzate dal peso dei chicchi di grandine. Il ghiaccio, che si accumula intorno ai fusti e sul terreno sopra le radici ancora giovani, crea un microclima invernale che può aggiungere lesioni tipiche del gelo. Le conseguenze del clima impazzito riguardano anche frutteti e orti: le ciliegie, che ormai erano praticamente mature, si stima che saranno pochissime (portando a un’impennata dei prezzi). Ed è a rischio pure il riso, che in Piemonte copre quasi 114mila ettari dei 214mila totali in Italia e quest’anno vede la sua semina in grave ritardo.
«Si ripete il copione del 2023 – osserva il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici –, quando abbiamo visto le grandinate sui nostri campi già nei mesi primaverili. Per le nostre zone, i temporali con grandine erano episodi non frequenti e confinati nei mesi tardo estivi. Da due anni rappresentano un flagello con una frequenza martellante, un’estensione sempre più vasta dei fenomeni, una quantità di grandine e una forza dei venti che prima erano eccezionali ma stanno diventando la normalità».

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