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"La libertà di opinione si affianca la libertà di informazione, cioè di critica, di illustrazione di fatti e di realtà. Si affianca, in democrazia, anche il diritto a essere informati in maniera corretta. Informazione, cioè, anche come anticorpo contro le adulterazioni della realtà. Operare contro le adulterazioni della realtà costituisce una responsabilità, e un dovere, affidati anzitutto ai giornalisti". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia di consegna del "Ventaglio" da parte dell’Associazione stampa parlamentare, facendo riferimento all’episodio di violenza nei confronti del giornalista de "La Stampa" Andrea Joly dello scorso sabato sera, brutalmente picchiato da alcuni militanti di CasaPound. Sono scesi in piazza per solidarietà nei confronti di un collega, ma non c’erano solo giornalisti al presidio davanti alla prefettura di Torino, c’erano anche i vertici dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte con la stampa Subalpina (Il sindacato piemontese della categoria), esponenti dell’Anpi, dei sindacati Cgil e Uil, consiglieri comunali e regionali del centrosinistra e del Movimento 5 stelle. Ad esserci in piazza anche lo stesso Andrea Joly.
Un movimento unanime che da giorni condanna un atto avvenuto nei confronti di un giornalista, e prima di tutto nei confronti di un cittadino. Un’occasione per parlare ancora una volta di diritti e libertà di stampa.
Intanto le indagini, che si sono strette attorno al perimetro del circolo asso di bastoni che lo scorso weekend festeggiava i 16 anni di vita. Tutti i quattro aggressori sono stati individuati dalla Polizia. Parliamo di due torinesi, e altri due uomini, di Ivrea e di Cuneo. Tutti volti noti nel panorama dell’estrema destra piemontese. Alcuni di loro hanno infatti alle spalle precedenti legati proprio alla militanza politica. I quattro sono ora accusati di lesioni personali aggravate dai futili motivi, dal numero di persone e dall’avere agito per commettere il reato di violenza privata.
Ieri mattina all’alba gli uomini della Digos, guidata dal dirigente Carlo Ambra, avevano perquisito le abitazioni dei quattro e il circolo Asso di Bastoni, che ha sede nel quartiere San Salvario. Ad essere sequestrati gli indumenti che avevano indosso i presunti aggressori quando Joly è stato malmenato, proprio a pochi metri da quella festa e da quei fuochi d’artificio che il giornalista aveva appena iniziato a filmare. Non sapeva che proprio quelle immagini, insieme a quelle di alcuni residenti, avrebbero permesso l’identificazione dei suoi aggressori.