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Una mattinata di fine estate che a Collegno, nella prima cintura di Torino, si è trasformata in tragedia. Una tragedia che sarebbe riconducibile a uno stato di depressione dell’uomo di 81 anni, Francesco Longhitano, che poco dopo le 11 ha sparato alla moglie e poi si è tolto la vita. Il tutto in piazza della Repubblica, in pieno centro città, di fronte al Municipio, sotto gli occhi attoniti di concittadini e passanti.
Secondo le testimonianze di chi si trovava in piazza, l’uomo avrebbe urlato “Mi hai rovinato la vita". Dopo tre colpi di pistola alla moglie, Anna lupo, 82enne, l’uomo ha puntato l’arma, una pistola revolver illegalmente detenuta, verso se stesso e si è ucciso. Lui è morto sul colpo, la donna invece è deceduta due ore dopo all’ospedale di Rivoli dove è stata trasportata in fin di vita, dopo la chiamata al 112 di alcuni passanti. Troppo gravi le ferite riportate dalla donna, colpita al collo e all’addome. Sul posto sono intervenuti in mattinata i Carabinieri del Nucleo rilievi e i militari di Rivoli, insieme agli specialisti della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Operativo Provinciale dell’Arma.
Una storia che secondo i primi accertamenti dei Carabinieri di Rivoli, insieme alla Sezione Investigativa Scientifica di Torino, sarebbe legata a questioni famigliari e alla depressione del marito, molto conosciuto in zona. La coppia infatti abitava poco lontano dalla piazza, ed era proprietaria di un negozio di abbigliamento lì vicino, secondo le testimonianze si era recata in piazza a piedi. Lui era solito frequentare quasi tutti i giorni il bar di fronte al municipio, da cui si sono sentiti chiaramente gli spari. Un passante raccontata di aver aver sentito in lontananza delle grida degli scoppi e di avere creduto che fossero "dei mortaretti". Arrivato sui social il messaggio di cordoglio del sindaco di Collegno Matteo Cavallone: "Questo drammatico evento - si legge - ci ricorda che la violenza, in qualsiasi forma e a qualsiasi età, è inaccettabile. È nostro dovere come comunità non solo condannare tali atti, ma anche lavorare insieme per prevenire simili tragedie in futuro. Dobbiamo essere vigili, ascoltare, e supportare chiunque possa trovarsi in una situazione di vulnerabilità".
"Chiedo a tutti voi - conclude Cavallone - di unirvi a me in un momento di silenzio per onorare la memoria di chi ha perso la vita in circostanze così inique. Insieme, possiamo costruire un futuro in cui l’amore e il rispetto prevalgano sulla violenza. Scusaci Anna".