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Gli agenti della polizia di Torino hanno eseguito dodici ordinanze di applicazione di misure cautelari nei confronti di altrettanti anarchici, accusati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, violenza privata e danneggiamenti. Gli indagati sono coinvolti nei fatti del 28 febbraio scorso, quando, per liberare un compagno ed evitare il suo trasferimento al Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) di Milano, gli anarchici hanno assaltato una volante della polizia davanti alla questura di Torino.


Il caso ruota intorno a un 31enne marocchino fermato mentre faceva scritte contro le forze dell’ordine e il carcere. Dagli accertamenti è emerso che l’uomo, con precedenti tra cui una violenza sessuale di gruppo, non aveva il permesso di soggiorno in regola e doveva quindi essere trasferito in un Cpr per il rimpatrio. Tuttavia, il Cpr di Torino era stato chiuso a causa di violente proteste, e la destinazione per il fermato sarebbe stata Milano.

Il 31enne viveva nell’ex Lavatoio di corso Benedetto Brin, un centro sociale occupato ritenuto dagli investigatori la base logistica di gruppi anarco-insurrezionalisti. Appena gli altri occupanti del centro sociale hanno appreso del fermo, si sono radunati davanti alla questura e hanno assalito l’auto della polizia che stava trasportando il trentunenne. L’auto è stata accerchiata, gli agenti sono stati colpiti con pugni e calci, e uno di loro ha riportato ferite, compreso un morso.

Dopo l’assalto, gli anarchici hanno organizzato un corteo spontaneo per le vie del centro, bloccando la circolazione e danneggiando alcune auto. L’episodio ha suscitato la reazione delle autorità: quindici persone sono state denunciate, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso solidarietà agli agenti aggrediti.

Le indagini, condotte dalla Digos sotto la guida del dirigente Carlo Ambra, hanno portato all’identificazione dei presunti aggressori grazie ai filmati raccolti. Nove degli indagati sono torinesi. Sette di loro dovranno presentarsi una volta al giorno in commissariato, mentre cinque due volte, in quanto il giudice per le indagini preliminari ha riconosciuto "gravi indizi di colpevolezza" a loro carico.

L’episodio non è isolato: il 20 marzo scorso, gli anarchici hanno nuovamente tentato di liberare il 31enne, questa volta all’aeroporto di Malpensa. Nonostante siano riusciti ad eludere i controlli di sicurezza e ad arrivare davanti a un aereo della Royal Air Maroc, il fermato era già stato rimpatriato su un altro volo diretto in Marocco.

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