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Due rinvii a giudizio sono stati disposti oggi da un giudice per le indagini preliminari del tribunale di Torino in merito al caso di Moussa Balde, il giovane originario della Guinea che nel giugno del 2021 si tolse la vita all’interno del Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Torino. Il processo, fissato per febbraio 2025, vedrà coinvolti la direttrice delegata della Gepsa, la società che gestiva la struttura, e un medico.

Balde era stato trasferito al CPR di Torino dopo aver subito una violenta aggressione a Ventimiglia da parte di un gruppo di italiani, poiché risultava non in regola con i documenti. La famiglia del giovane si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Gianluca Vitale.

L’inchiesta, condotta dai pm Vincenzo Pacileo e Rossella Salvati, ha puntato i riflettori su gravi carenze nella sorveglianza sanitaria del CPR e sull’uso improprio di un locale, chiamato ’ospedaletto’, destinato ai migranti con difficoltà psicologiche. Nel corso del processo, verrà contestata la cooperazione in omicidio colposo.

Durante l’inchiesta è emerso anche il coinvolgimento di un ispettore capo della polizia di Stato, responsabile della vigilanza nel CPR al momento dei fatti. L’uomo ha patteggiato un anno di reclusione per falsi documentali relativi alla compilazione di alcune relazioni di servizio.

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