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"Basta, papà non deve più andare. Soffre ancora, ogni volta". Era stata questa la richiesta di Mauro glorioso, lo studente palermitano di 23 anni, reso tetraplegico dopo essere stato colpito da una bici lanciata ai Murazzi del Po, nel centro di Torino, il 21 gennaio 2023. Nell’aula in tribunale, alla lettura della sentenza di condanna a 16 anni per la ragazza 20enne, accusata di concorso morale in tentato omicidio, una dei legali della famiglia Glorioso ha avvisato i genitori del giovane, poiché in aula non erano presenti. Come chiesto dallo stesso studente. Una richiesta che ha spinto la sua mamma e il suo papà a revocare la costituzione di parte civile nel processo. Lo racconta l’avvocata che, insieme al suo collega, aveva riportato le parole del padre del ragazzo: "Anche questo esito processuale non può restituire a Mauro e a noi una qualità di vita accettabile". Invece lo scorso 19 marzo, quando venne condannato il 19enne a 10 anni e 8 mesi di reclusione, il papà dello studente era presente. "La cosa che fa più male è che non abbiamo riscontrato pentimento da parte di nessuno", aveva detto in quell’occasione. Come ricorda l’avvocata, una dei legali della famiglia Glorioso, quando in aula venne mostrata la foto di Mauro, gli imputati "non hanno alzato un sopracciglio". Per questo Mauro non voleva più che il padre fosse presente, "perché era un’ulteriore sofferenza" per lui. Gli autori del lancio della bici erano stati individuati dagli investigatori in tre minorenni, condannati in via definitiva, con rito abbreviato, a pene comprese fra i sei anni e otto mesi e i nove anni e sei mesi, mentre per il 19enne a fine gennaio si ripeterà il processo d’appello, dopo l’annullamento della sentenza precedente da parte della Cassazione. "La famiglia - spiega ancora l’avvocata - ha seguito sempre con grande sofferenza i procedimenti penali. Non vogliono più distogliere energie e Mauro non aveva più piacere che il padre continuasse a presentarsi alle udienze e soffrisse per l’indifferenza". Quella stessa indifferenza che aveva dimostrato la sera del 21 gennaio anche la 20enne, come ha sottolineato la pm durante la sua requisitoria, in cui ha chiesto una condanna a 12 anni di carcere. "È rimasta a guardare gli amici, senza fermarli", ha sottolineato, mentre lanciavano giù la bici elettrica che ha poi colpito Mauro, in quello che la pm ha definito "un gioco del male, un tentato omicidio peggiore della consumazione di un omicidio".