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Per mesi, il corpo di Massimo Lodeserto, 58 anni, è rimasto nascosto negli scantinati di una palazzina del centro storico di Torino. Conosciuto per il suo carattere affabile e scherzoso, Lodeserto era scomparso nel nulla, lasciando i familiari in un’angosciosa ricerca. Solo il 4 dicembre 2023, i carabinieri, dopo una lunga e complessa indagine, hanno fatto irruzione nel sotterraneo, trovando il suo corpo privo di vita. L’uomo era stato ucciso brutalmente con colpi di martello alla testa e due coltellate alla schiena, poi occultato sotto masserizie.
Oggi, il tribunale ha condannato Nino Capaldo, 57 anni, originario di Frattamaggiore (Napoli), a 20 anni di carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Ex collaboratore di giustizia, Capaldo era già ai domiciliari per una precedente condanna a 15 anni per l’omicidio, nel 2014, di Edokpa Gowin, detto “Nokia”, un delitto legato a contrasti tra gang rivali nel Casertano.
Nonostante il passato di Capaldo nell’ambiente camorristico, questo omicidio sembrerebbe non avere legami con la criminalità organizzata. Secondo gli inquirenti, la tragedia è scaturita da una lite per un presunto debito economico di 100 mila euro e, forse, per una donna, ex fidanzata di Lodeserto, di cui Capaldo si sarebbe invaghito.
Il 30 agosto 2023, giorno in cui Lodeserto avrebbe dovuto iniziare un nuovo lavoro, scomparve senza lasciare traccia. L’indagine ha portato a Capaldo, il quale, durante il processo, ha sostenuto la tesi della legittima difesa. Tuttavia, il tribunale non ha accolto questa versione, infliggendo la massima pena possibile, considerando lo svolgimento del processo con rito abbreviato.
Tre familiari della vittima, rappresentati dall’avvocato Roberto Saraniti, si sono costituiti parte civile ottenendo una provvisionale di 40 mila euro ciascuno. Intanto, Capaldo è stato trasferito in un carcere fuori dal Piemonte per scontare la sua pena.
Il caso, che ha scosso la comunità torinese, lascia un segno indelebile nella memoria del quartiere, ricordando la necessità di giustizia per le vittime di violenza.