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Le indagini sull’omicidio di Nicolò Borghini, colpito a morte dal padre Edoardo con un fucile da caccia nella serata di domenica a Ornavasso (Verbano-Cusio-Ossola), proseguono per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e inquadrarne correttamente la qualificazione giuridica. Lo ha dichiarato il procuratore della Repubblica di Verbania, Alessandro Pepè, sottolineando la complessità del caso.

Affidate al sostituto procuratore Laura Carrera, le indagini mirano a verificare se Edoardo Borghini avesse alternative all’uso dell’arma, che ha giustificato spiegando di aver agito per difendere sé stesso e la moglie dalle presunte aggressioni del figlio. Tra gli accertamenti tecnici previsti, una perizia balistica e l’autopsia, affidata al medico legale Carola Vanoli, saranno determinanti per stabilire con precisione la posizione di padre e figlio nella villetta e la distanza tra i due al momento degli spari.

Secondo le ricostruzioni iniziali, Nicolò è stato colpito da due proiettili al fianco destro. Prima di sparare, Edoardo sarebbe sceso in cantina per recuperare quattro cartucce, risalendo poi nell’abitazione e aprendo il fuoco. La scena del crimine e le testimonianze raccolte saranno fondamentali per comprendere se vi siano stati elementi di legittima difesa o se l’azione sia stata sproporzionata rispetto alla situazione.

L’autopsia e i risultati delle analisi tecniche saranno decisivi per fare luce sul tragico episodio e determinare eventuali responsabilità penali, consentendo agli inquirenti di procedere con una ricostruzione completa e rigorosa dei fatti.

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