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Nel cuore del quartiere Vanchiglia di Torino, a pochi passi dal centro città, don Paolo Pietroluongo, parroco della chiesa di Santa Giulia, lancia un grido d’allarme sul degrado e l’insicurezza che attanagliano la zona. In un’intervista al Corriere della Sera, il sacerdote racconta una realtà quotidiana fatta di spaccio, risse e atti vandalici, evidenziando le difficoltà di chi vive e opera nel quartiere.

Don Paolo denuncia apertamente il problema dello spaccio: "Mi offrono droga quasi tutti i giorni, persino davanti alla chiesa. Di sera, dopo l’oratorio, mi trovo spesso costretto ad accompagnare le ragazzine a casa, perché i genitori non si fidano a lasciarle sole in giro". Secondo il parroco, lo spaccio è particolarmente attivo dalle 17 fino a notte fonda, con circa venti spacciatori che, soprattutto nel fine settimana, stazionano nei pressi della scuola Fontana e dell’oratorio.

Il problema, però, non si limita al traffico di droga. "La movida qui significa musica ad alto volume fino all’alba, risse, sporcizia e vandalismo", spiega il parroco, che riferisce episodi di violenza sotto la sua abitazione tra novembre e dicembre. "Ho assistito personalmente a diverse scazzottate. Inoltre, dobbiamo fare i conti con furti, baby gang e persino escrementi lasciati sulle porte di casa".

Don Paolo esprime anche preoccupazione per la mancata inclusione di Vanchiglia nel patto per la sicurezza di Torino, che prevede l’istituzione di zone rosse in quartieri come Aurora, Barriera di Milano, San Salvario, Porta Nuova e Piazza Vittorio. Questo accordo tra Prefettura e Comune punta a controlli rafforzati e all’allontanamento per 48 ore di chi crea disturbo. "Se altre zone saranno sorvegliate, il rischio è che chi cerca una certa movida si sposti qui, aggravando ulteriormente la situazione", avverte il parroco.

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