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Giorgio Rossetto, 62 anni, storico leader del centro sociale torinese Askatasuna e figura di spicco dell’autonomia, dovrà scontare una condanna definitiva di oltre due anni di reclusione per gli incidenti avvenuti nel 2011 tra i manifestanti No Tav e le forze dell’ordine in valle di Susa. Per questo motivo, il tribunale di sorveglianza di Torino ha disposto la sua detenzione domiciliare, con un’ordinanza emessa l’8 ottobre 2024 e notificata solo ieri sera.
La detenzione domiciliare è stata disposta per ragioni sanitarie, in quanto Rossetto sta affrontando problemi di salute legati a un infortunio. Durante la ripresa di un processo in corso a Torino, i suoi avvocati hanno dichiarato che Rossetto aveva intenzione di partecipare all’udienza, ma che la richiesta di presentarsi, inoltrata al tribunale di sorveglianza, non aveva ricevuto una risposta tempestiva. Di conseguenza, i giudici hanno ritenuto che l’assenza fosse giustificata da un impedimento legittimo e hanno rinviato l’udienza al 4 aprile.
Gli scontri del 2011, per cui Rossetto è stato condannato, risalgono al 27 giugno, quando le forze dell’ordine sgombrarono il presidio No Tav alla Maddalena di Chiomonte per avviare i lavori del cantiere della nuova ferrovia. Il secondo episodio di conflitto si verificò il 3 luglio, quando centinaia di attivisti tentarono di abbattere le recinzioni. In quella stessa giornata, un carabiniere fu aggredito, picchiato e sequestrato da un gruppo di manifestanti, ma questo episodio non è stato oggetto di processo e non ha comportato accuse nei confronti di Rossetto, che era chiamato a rispondere solo degli eventi del 27 giugno.