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Peggiora la difficoltà delle aziende artigiane piemontesi di reperimento di manodopera. Nel 2024 è stata pari al 61,7%, superiore al dato nazionale del 55,2%, mentre nel 2023 era del 57,7%.
"È una delle criticità più percepita dalle nostre aziende - spiega Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte - soprattutto perché non ci sono soluzioni rapide. E il bisogno è ora. Il lavoro c’è, la difficoltà è trovare le figure. Mancano soprattutto lavoratori negli ambienti tradizionali: edilizia, costruzioni, muratori, idraulici, serramentisti e mancano competenze legate alla digitalizzazione. Nelle scuole non si insegna più la cultura del lavoro da 40 anni. Abbiamo bisogno di tecnici, di professionalità e di riqualificare i ragazzi implementando anche il rapporto tra imprenditori e istituti professionali". Il presidente Felici sottolinea che non è un problema relativo al tipo di contratto offerto al lavoratore: "È un problema sociologico. Essendosi assottigliata la cultura del lavoro, da un lato le famiglie preferiscono parcheggiare i figli all’università, affrontando costi e mancati guadagni nel contemplare la chimera di chissà quale aureo impiego, magari all’estero. Dall’altro lato si percepisce sempre meno il lavoro come fondante della dignità personale. Il lavoro in Italia c’è, è di buona qualità e fornisce ampie opportunità di crescita per chi è volenteroso".
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