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Un operaio senegalese di 42 anni, senza precedenti penali, potrebbe finire in carcere a causa di un errore giudiziario. L’uomo è stato condannato in primo grado a un anno, nove mesi e dieci giorni di reclusione per un furto con strappo, ma secondo il suo avvocato, Giuseppe Damini, si tratterebbe di un clamoroso scambio di persona.
Il caso, riportato dal quotidiano La Stampa nelle pagine locali, ruota attorno a un’identificazione errata. Il senegalese condivide infatti lo stesso Codice unico identificativo (CUI) con un altro migrante, un uomo noto per l’utilizzo di più alias e registrato con la data di nascita del 1° gennaio 1993. Quest’ultimo era stato arrestato in passato per aver strappato di mano un cellulare a una connazionale, la quale lo aveva riconosciuto. Dopo il rilascio, però, l’uomo si era reso irreperibile.
A complicare ulteriormente la vicenda è stato il fatto che l’avvocato Damini, inizialmente difensore d’ufficio del vero responsabile, si è ritrovato automaticamente a rappresentare anche il senegalese ingiustamente accusato. Quest’ultimo, inconsapevole della situazione, avrebbe commesso l’unico errore di firmare una notifica ricevuta dalle forze dell’ordine presso la sua abitazione a Mappano, in provincia di Torino. Pensando si trattasse di un documento legato al permesso di soggiorno, l’uomo non ha compreso la gravità della questione e, non presentandosi in tribunale, ha perso l’opportunità di dimostrare la sua estraneità ai fatti. Se fosse stato in aula, probabilmente la vittima del furto avrebbe potuto confermare che si trattava di un’altra persona.
Ora il senegalese rischia una condanna ingiusta, mentre il suo legale si batte per correggere quello che considera un errore giudiziario evidente.
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