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L’autopsia e altri "accertamenti tecnici irripetibili" ordinati dalla procura di Torino dovranno stabilire se Mara Favro, la 51enne sparita nel nulla in Valle di Susa, sia stata uccisa. Il test del Dna conferma che sono sue le ossa ritrovate al fondo di un dirupo vicino al paesino di Gravere. La donna è morta. La notizia è stata accolta con rassegnazione dai familiari della 51enne. "Purtroppo ce lo aspettavamo", dice il loro legale. D’altra parte la denuncia che aveva dato vigore alle indagini era stata presentata dal fratello, nel maggio seguente, proprio per il reato di omicidio: un allontanamento volontario era impensabile. Mara Favro, mamma di una bimba di 9 anni, lavorava come cameriera in una pizzeria a Chiomonte. I suoi spostamenti, dalla fine del suo turno, sono un rebus. In un primo tempo si era ipotizzato che un collega, 38enne, l’avesse accompagnata in auto verso casa, a Susa; ma lui aveva sostenuto il contrario, spiegando non solo che era stata lei a dargli un passaggio, ma che era sceso dopo poche decine di metri. In un modo o nell’altro Mara Favro sarebbe poi tornata in pizzeria spiegando al titolare, 46 anni, che aveva dimenticato le chiavi di casa. Quindi, in piena notte, si sarebbe incamminata da sola lungo la statale per Susa (che è a circa 20 km), come le capitava di fare ogni tanto. I nomi del collega della donna e del titolare della pizzeria sono stati iscritti nel registro degli indagati ma finora, a quanto pare, non sono emerse prove a loro carico. Entrambi, peraltro, respingono ogni coinvolgimento. "Il mio assistito - dice l’avvocato del ristoratore - è dispiaciuto per la morte della 51enne. Ma lui non c’entra e i nuovi sviluppi, dal punto processuale, non hanno cambiato nulla". "Se il ritrovamento dei resti della signora Favro è stato preceduto da una ricostruzione accurata dei movimenti di quella sera allora risulterà evidente che il collega dalla donna è estraneo al decesso", ha sottolineato l’avvocato del 38enne. L’analisi delle celle telefoniche ha permesso ai carabinieri di restringere la zona delle ricerche. Le ossa recuperate (accanto c’erano anche degli indumenti e un paio di occhiali) erano di uno scheletro quasi completo. Saranno esaminate da un medico legale e da una antropologa. L’incarico sarà affidato il 12 marzo. Accertare le cause della morte non sarà semplice. Uno speciale stereo-microscopio cercherà tracce di eventuali segni lasciati da uno strumento (come un coltello) o di morsi di animali come topi o volpi. Alcune ossa presentano delle fratture che sembrano post mortem e la circostanza non stupisce gli investigatori: è compatibile, anzi, con una caduta e uno scivolamento di circa 100 metri. Come se qualcuno, dopo avere ucciso Mara Favro, forse strangolandola, avesse deciso di liberarsi del corpo gettandolo nel fosso.
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