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Nei giorni scorsi il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato che la riapertura del Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) di Torino è ormai imminente. La struttura, situata in corso Brunelleschi, era stata chiusa nel marzo 2023 a seguito di una rivolta e per l’indagine legata al suicidio di Moussa Balde.
Un caso di cronaca che è ora in fase processuale con le udienze preliminari che si sono svolte a metà febbraio dove sono stati ascoltati anche i famigliari del giovane 23enne, originario della Guinea, morto all’interno dell’”ospedaletto” del centro torinese, dove era arrivato a seguito di un’aggressione compiuta da tre persone a Ventimiglia. A rispondere di quei fatti ora saranno Annalisa Spataro, direttrice dell’ex ente gestore Gepsa e Fulvio Pitanti, allora responsabile medico della struttura. Sono stati ammessi tutti i testimoni del Pubblico Ministero, della Difesa e delle parti civili. Per nuovi elementi le parti sono chiamate l’8 settembre, poi altre quattro convocazioni, l’ultima il 20 ottobre.
Ma mentre il processo deve ancora entrare nel vivo il capo del Viminale annuncia la prossima riapertura. Dopo il completamento dei lavori di ristrutturazione, il Cpr avrebbe dovuto riaprire a novembre con una capienza ridotta a 70 posti.
"Stiamo lavorando pancia a terra su questo tema per arrivare all’apertura del centro - ha detto il Prefetto di Torino Donato Cafagna a margine della sigla del protocollo per la prevenzione e il contrasto della violenza sulla donna -. Lavoriamo di modo che sia funzionale, efficiente e che rispetti tutti i requisiti previsti dalla legge con il coinvolgimento dei diversi soggetti che opereranno all’interno, in primis il soggetto gestore, gli operatori di forze dell’ordine e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per il Rifugiato".
L’affidamento della gestione dei servizi interni alla cooperativa Sanitalia è stato ufficializzato, ma la riapertura continua a suscitare aspre polemiche politiche. Diverse manifestazioni di protesta si sono susseguite nei mesi scorsi, con le critiche che riguardano sia le condizioni all’interno della struttura che il più ampio tema della gestione dei migranti e delle politiche sull’immigrazione.

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