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Mohamed Shahin, imam della moschea di San Salvario a Torino e destinatario di un decreto di espulsione firmato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha presentato domanda di protezione internazionale, l’equivalente dell’asilo politico. In attesa della decisione, l’uomo è stato trasferito nel Cpr di Caltanissetta.
Nei giorni scorsi, un giudice di pace di Torino ha già convalidato il decreto di accompagnamento del Viminale. Durante l’udienza, Shahin ha richiesto il riconoscimento dello status di rifugiato sostenendo che nel suo Paese d’origine, l’Egitto, potrebbe correre rischi in quanto oppositore del governo di Al Sisi. La Questura di Torino ha disposto il trattenimento fino alla definizione della sua posizione.
La vicenda tornerà domani davanti a un giudice di pace di Torino, con l’imam che seguirà l’udienza in videoconferenza. Shahin è assistito dagli avvocati Gian Luca Vitale e Fairus Ahmed Jama. La procedura amministrativa e la richiesta di protezione internazionale segnano un nuovo capitolo dopo l’espulsione, precedentemente motivata da dichiarazioni interpretate come un’apologia dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, mentre la Procura di Torino lo aveva denunciato solo per un blocco stradale durante una manifestazione pro-Pal.
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