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Ci sono nuovi sviluppi nell’inchiesta sulla tragica scomparsa di Abdou Ngom, il tredicenne di Bra (Cuneo) inghiottito dalle acque del Tanaro lo scorso 22 aprile sulla “spiaggia dei cristalli” di Verduno. La Procura per i minorenni di Torino aveva richiesto il giudizio immediato per il quindicenne accusato della morte del ragazzo; la difesa, rappresentata dagli avvocati Piermario Morra e Giuseppe Vitello, ha invece chiesto di procedere con il rito abbreviato. “Siamo in attesa della fissazione dell’udienza a Torino”, conferma Morra. Il giovane resta agli arresti domiciliari in una comunità protetta, dove ha ricevuto anche la visita di alcune insegnanti. “Allo strazio dei genitori di Abdou si aggiunge il dolore di un’altra famiglia”, osserva il legale.
Da mesi uno dei tre amici minorenni presenti quel giorno è sotto inchiesta per omicidio volontario con dolo eventuale. Secondo gli inquirenti, il ragazzo avrebbe spinto Abdou in acqua, consapevole della sua incapacità di nuotare, per una ripicca legata a un debito di 50 euro. L’accusato, figlio di una famiglia di origine nordafricana residente a Bra, ha sempre negato la ricostruzione; inizialmente era stato indagato per violenza privata. Testimonianze dei due amici presenti al momento della tragedia sostengono invece: “Abdou diceva che non sapeva nuotare, eppure l’altro lo ha preso e lo ha buttato in acqua”.
Abdou, nato nel 2011, frequentava la terza E della scuola media Piumati. Era il secondo di quattro fratelli e figlio di un operaio senegalese stabilitosi da anni a Bra. Nonostante le ripetute ricerche, l’ultima delle quali risale a settembre su richiesta della prefettura, il corpo del ragazzo non è stato ancora ritrovato.