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Nuovo sviluppo nell’indagine sulla scomparsa di Abdou Ngom, il tredicenne di Bra (Cuneo) inghiottito dalle acque del Tanaro la mattina del 22 aprile scorso, sulla "spiaggia dei cristalli" di Verduno (Cuneo). A seguito della richiesta di giudizio immediato avanzata dalla Procura per i minori di Torino, la difesa del quindicenne accusato per la sua morte ha chiesto di procedere nelle forme del rito abbreviato: "Siamo in attesa della fissazione dell’udienza a Torino" conferma l’avvocato Piermario Morra, che insieme al collega Giuseppe Vitello difende il giovanissimo accusato. Il ragazzo è tuttora agli arresti domiciliari in una comunità protetta, dove ha ricevuto la visita anche di alcune sue insegnanti: "Allo strazio dei genitori di Abdou si aggiunge il dolore di un’altra famiglia" osserva ancora il legale. Da mesi uno dei tre amici minorenni che erano con lui quel giorno è sotto inchiesta, per omicidio volontario con dolo eventuale: gli inquirenti ritengono abbia gettato in acqua l’amico, sebbene fosse al corrente della sua incapacità a nuotare in acque profonde, per una ripicca legata a un debito da 50 euro. L’accusato, figlio di una famiglia di origine nordafricana e residente a Bra, ha negato fin dal primo momento la ricostruzione. In un primo tempo era stato indagato per violenza privata. "Abdou diceva che non sapeva nuotare, eppure l’altro lo ha preso e lo ha buttato in acqua" avrebbero raccontato invece i due amici che assistettero alla tragedia. Abdou, 14, frequentava la terza E della scuola media Piumati: era il secondo di quattro fratelli, figlio di un operaio senegalese stabilitosi da anni in città. Malgrado le ripetute ricerche, l’ultima volta a settembre su richiesta della prefettura, non è ancora stato ancora trovato il corpo.
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