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Il 29 giugno 2020, Eliana Rozio, una donna di 46 anni, perse tragicamente la vita nel suo appartamento a Beinasco, alle porte di Torino, a causa delle esalazioni tossiche sprigionatesi durante un incendio domestico. Le fiamme, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbero partite da un malfunzionamento del frigorifero.
A distanza di quasi cinque anni, il 17 aprile prossimo si aprirà l’udienza preliminare presso il Palazzo di Giustizia di Torino. Due dirigenti della filiale italiana della multinazionale sudcoreana LG, produttrice dell’elettrodomestico, sono indagati. Entrambi cittadini sudcoreani, devono rispondere di omicidio colposo, incendio colposo e violazione delle norme previste dal Codice del Consumo del 2005.
Inizialmente, la Procura di Torino aveva chiesto l’archiviazione del caso. Tuttavia, i legali della famiglia Rozio — Renato Ambrosio, Stefano Bertone e Alessandra Torreri — si sono opposti, chiedendo ulteriori approfondimenti. Gli accertamenti successivi hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio dei due manager.
Secondo quanto riferito dal consulente tecnico delle parti civili, l’ingegnere Luca Marmo del Politecnico di Torino, a causare il decesso della donna furono i gas rilasciati durante l’incendio, in particolare monossido di carbonio e acido cianidrico, un composto estremamente tossico anche a basse concentrazioni. Lo stesso gas, ha ricordato Marmo, fu responsabile delle vittime dell’incendio del cinema Statuto nel 1983.
Il frigorifero incriminato era stato prodotto nel 2016 in uno stabilimento in Polonia. L’accusa, sostenuta dalla pm Chiara Canepa, sostiene che la scheda madre dell’apparecchio non fosse adeguatamente protetta da materiali ignifughi e che la schiuma poliuretanica usata per l’isolamento termico fosse altamente infiammabile. L’analisi tecnica ha evidenziato come, a seguito dell’incendio, si sia sprigionata una quantità di fumi tossici sufficiente a causare una morte quasi immediata.
Nonostante fosse regolarmente dotato di marchio CE ed ancora in garanzia, il frigorifero non avrebbe dovuto presentare rischi così elevati. “Un guasto può capitare — ha concluso Marmo — ma non deve mai trasformarsi in una tragedia”.