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Il venerdì santo è stato accanto all’uomo dei dolori, quell’uomo dei dolori della Sindone, icona di tutti gli uomini che soffrono. E poi, come ultimo gesto, lo ha accompagnato fino alla Pasqua, luminosa festa della Resurrezione. Nessuno decide quando andarsene, ma c’è qualcosa di fortemente profetico nella morte di Papa Francesco il giorno del Lunedì dell’Angelo. La sua vicinanza vera, profonda, radicata e radicale, verso l’umanità che soffre lo ha portato, con la passione sudamericana e con la solida concretezza piemontese, a chiedere, a urlare, a pretendere vera giustizia per chi è dimenticato. Dimenticato dai potenti, dimenticato da una mentalità superficiale e distratta, dimenticato da ciascuno di noi.

Papa Francesco non era un rivoluzionario, come dicono molti in queste ore. Non ha ribaltato il cattolicesimo, non ha modificato ciò in cui crede chi è credente. Ha soltanto (soltanto: si fa per dire...) preso sul serio quel Vangelo che la Chiesa, con tutte le fragilità umane, da duemila anni annuncia fino ai confini della Terra. Arrivato proprio "dalla fine del mondo", ce lo ha rimesso sotto gli occhi, autentico, vero, vivo. L’ha preso sul serio e lo ha provato a vivere, con quella coerenza che sarebbe richiesta a tutti noi. L’ultimo suo appello, vibrante e accorato, è stato ancora per la pace. “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo” “L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”ha detto, rivolgendosi chiaramente e direttamente ai grandi della Terra. Quelli stessi grandi che saranno sabato al suo funerale ma che probabilmente proveranno ad attenuare e sminuire la portata del suo messaggio intransigente e senza compromessi.

Chi oggi ne ricorda solo l’innata empatia umana, i gesti di gentilezza e di cordialità, riduce la sua figura in modo semplicistico a un personaggio della solidarietà, sorridente, affabile, gioviale. Non è così, non è filantropia. Quella profonda indignazione davanti alle ingiustizie arriva dalla consapevolezza di un Altro, di un Oltre. Francesco, come sommo pontefice alla guida della Chiesa, ha voluto annunciare questa dimensione ultraterrena fino alla fine. E, prima di andarsene, ha voluto ascoltare ancora una volta il brano del Risorto.

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