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Sono state circa ventimila le persone che hanno sfilato ieri a Torino per il corteo del Primo Maggio. Partito da piazza Vittorio Veneto poco dopo le 9.30, il ’serpentone’ ha percorso via Po e si è concluso in piazza Solferino, e non in piazza San Carlo come da tradizione, a causa dei lavori di pedonalizzazione in via Roma. Ad aprire il corteo, lo striscione sindacale con lo slogan "Uniti per un lavoro sicuro". Subito dietro, le istituzioni, tra cui il sindaco Stefano Lo Russo e Claudia Porchietto, sottosegretaria alla presidenza della Regione Piemonte.
A chiudere la manifestazione lo spezzone sociale degli antagonisti, con collettivi studenteschi, No Tav e Pro Palestina. In testa, una grande bandiera della Palestina e uno striscione con la scritta: "Stop al riarmo, uniamoci contro chi ci vuole in guerra". Durante il percorso sono apparsi fantocci in gommapiuma con le sembianze del presidente Usa Donald Trump, della premier Giorgia Meloni in abiti del Ventennio, e di Bruno Vespa, rappresentato con una telecamera recante la scritta ’Telemeloni’.
Al termine della manifestazione, dopo gli interventi in programma, gli antagonisti sono saliti sul palco e hanno bruciato le bandiere di Stati Uniti, Israele e Unione Europea. In precedenza aveva parlato, in rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil, il segretario generale della Cgil Torino, Federico Bellono, che ha dichiarato: "La prevenzione è una chimera, spesso chiacchiera da convegno, slogan buono per ogni dramma che si ripropone", denunciando la carenza di controlli e la grave carenza di organico negli Ispettorati del lavoro e nello Spresal. Bellono ha poi ribadito che i lavoratori sono per la pace, "mentre qualcuno stupidamente pensa che il riarmo possa rappresentare un’opportunità, un’alternativa". Sul palco è intervenuto anche il sindaco Lo Russo, che ha ricordato come Torino abbia scolpito la propria identità nel lavoro e ha affermato che, "se il lavoro è dignità, allora non può essere un luogo di rischio, precarietà e solitudine".