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"Se non fosse per l’aspetto drammatico della situazione, verrebbe da sorridere di fronte alle richieste incessanti di un numero maggiore di pattuglie e presidi fissi nei quartieri di Barriera Milano e Aurora. Tali richieste provengono infatti da chi, nei mesi passati, di fronte alle nostre costanti denunce, minimizzava il problema parlando di "percezione della sicurezza" e si dichiarava contrario alla militarizzazione della città. È difficile dimenticare, ad esempio, quando il sindaco sottolineava l’impatto spaventoso che la presenza dei militari avrebbe avuto sui bambini". Così Pietro Di Lorenzo, segretario generale provinciale del Sindacato Italiano Appartenenti Polizia (Siap), commenta la situazione.

Secondo Di Lorenzo, quello che stiamo vivendo è il fallimento della politica, che dovrebbe governare la pacifica convivenza sociale, ma che ora sembra voler illudere i cittadini pensando che la presenza costante delle forze dell’ordine in ogni angolo della città possa risolvere il problema. "I problemi nei quartieri più difficili di Torino, come in tante altre città italiane, sono legati alla mancanza di certezza della pena e all’incapacità di affrontare l’immigrazione clandestina di massa", continua il segretario del SIAP. Questi fattori, secondo lui, si acuiscono nelle zone popolari, già segnate dalla disoccupazione e dalla povertà.

Il sindacalista si interroga su chi dovrebbe prendersi la responsabilità di affrontare questi problemi, se non la politica stessa. Purtroppo, invece di risolvere le cause profonde, si continua a trasformare la questione in un mero problema di ordine pubblico, utilizzando la polizia come semplice strumento di controllo territoriale, un compito che, come sottolinea Di Lorenzo, è molto lontano dalla vera missione delle forze dell’ordine.

Infine, Di Lorenzo lancia un appello alla politica: "Ci aspettiamo che, invece di scaricare la responsabilità sugli altri, faccia sapere come intende garantire la certezza della pena, procedere con lo sgombero delle realtà occupate e allontanare i tanti delinquenti che non hanno diritto di rimanere in Italia"

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