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Lo smog non si processa. Almeno per la Procura generale del Piemonte che ha rinunciato al ricorso in appello contro i proscioglimenti di sette amministratori (fra cui l’ex presidente della regione Sergio Chiamparino e gli ex sindaci Chiara Appendino e Piero Fassino) nel processo per l’inquinamento atmosferico da polveri sottili a Torino. La Corte ha così dichiarato il ricorso, che era stato presentato dalla procura ordinaria, "inammissibile". I sette amministratori erano stati prosciolti dal giudice del tribunale Roberto Ruscello in sede di udienza predibattimentale. Ad annunciare la rinuncia al ricorso è stato il procuratore generale Lucia Musti, che si è presentata personalmente in aula.
Le indagini erano state coordinate dai pubblici ministeri Vincenzo Pacileo e Gianfranco Colace, che avevano disposto in primo grado la citazione diretta a giudizio per sette amministratori pubblici in carica tra il 2015 e il 2019, tra cui appunto gli ex sindaci di Torino Sergio Chiamparino, Piero Fassino e Chiara Appendino, sostenendo che per contrastare lo smog a Torino non erano stati presi provvedimenti adeguati. Il reato ipotizzato era quello di inquinamento ambientale colposo. Il giudice Roberto Ruscello, in sede di udienza pre-dibattimentale, nel luglio del 2024 decise per il "non luogo a procedere". La Procura ordinaria presentò quindi un ricorso in appello al quale però oggi il procuratore generale Lucia Musti ha formalmente rinunciato. Il procedimento vide come parti civili il Comitato Torino Respira, Greenpeace Italia e l’ISDE (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente). La vicenda prese le mosse proprio dopo un esposto di un cittadino, poi diventato presidente del comitato Torino Respira, che dopo la citazione a giudizio si è costituito parte civile.