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Ivan Bufalo, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino e coordinatore regionale degli OPI del Piemonte, è intervenuto con fermezza nel dibattito sull’attuale crisi del personale sanitario, chiedendo l’adozione di un piano straordinario a sostegno dell’infermieristica. Secondo Bufalo, non è sufficiente limitarsi alla ricerca di nuovi professionisti: è fondamentale creare le condizioni affinché chi già opera nel settore possa svolgere al meglio il proprio lavoro.

Bufalo mette in guardia da un errore strategico diffuso: focalizzarsi esclusivamente sull’evoluzione della figura dell’infermiere e sul suo ruolo nel sistema sanitario, senza affrontare le difficoltà concrete vissute quotidianamente dal personale all’interno delle strutture. In vista delle prossime consultazioni regionali, gli Ordini degli infermieri porteranno un documento che toccherà tre aspetti fondamentali: il rafforzamento del ruolo degli infermieri di famiglia e di comunità, la valorizzazione delle competenze gestionali e manageriali della categoria e un’analisi dettagliata delle condizioni lavorative attuali.

Il presidente OPI evidenzia inoltre la drammatica realtà piemontese: mancano all’appello oltre 6.000 infermieri, una cifra impossibile da colmare in tempi brevi. Pur riconoscendo il lavoro condiviso con l’assessore alla Sanità Federico Riboldi, che ha portato all’inserimento diretto dei neolaureati nel sistema sanitario pubblico, Bufalo avverte che queste nuove assunzioni riescono appena a bilanciare i pensionamenti e le uscite.

Un ulteriore problema riguarda la cattiva allocazione delle competenze: secondo uno studio dell’Università di Torino, circa un quarto del tempo degli infermieri viene impiegato in mansioni non attinenti al loro ruolo, spesso per sopperire alla mancanza di personale amministrativo o di supporto. “È assurdo – denuncia Bufalo – che in un contesto di forte carenza si impieghino gli infermieri per compiti che non rientrano nella loro professionalità. Servono figure di supporto e impiegati amministrativi per permetterci di tornare a concentrarci su ciò che sappiamo fare meglio: prenderci cura delle persone.”

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