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Le prime avvisaglie del maxi raggiro erano emerse già nell’aprile 2024, quando il responsabile della sicurezza di Versace aveva denunciato in Questura a Novara la sparizione di numerosi articoli dal deposito di via Fermi, snodo strategico per i capi prima della distribuzione nei negozi di tutto il mondo. Ma i sospetti risalivano addirittura all’estate precedente, quando alcuni operatori si erano accorti della mancanza di capi. La conferma era arrivata poco dopo: una dipendente, navigando su una piattaforma di vendita online, aveva riconosciuto prototipi del marchio – mai immessi sul mercato ufficiale – messi in vendita a metà del prezzo di listino.
Le indagini della Squadra mobile hanno fatto luce su un sistema ben organizzato che ha portato oggi all’esecuzione di nove misure cautelari. Tre dipendenti italiani della Gxo Logistics, 52, 34 e 26 anni, autorizzati all’accesso esclusivo al magazzino e al confezionamento dei colli, avrebbero sottratto capi destinati al mercato internazionale, consegnandoli a un 28enne italiano di origini kosovare, già noto alle forze dell’ordine, considerato il promotore del gruppo.
Quest’ultimo, secondo gli investigatori, avrebbe gestito la rivendita degli articoli con l’aiuto della madre, 49 anni, incaricata del controllo del deposito dove la merce veniva stoccata, e della compagna, 30enne con precedenti, che lo supportava nelle spedizioni. Alla rete avrebbero preso parte anche una giovane ecuadoriana di 29 anni, che avrebbe prestato la propria e-mail per la creazione di account di vendita, e una 49enne italiana, moglie di uno dei presunti ladri, destinataria di bonifici di ingente valore. Le somme, in parte, sarebbero state poi girate al marito e al figlio, anch’essi coinvolti.
Secondo l’accusa, il sistema avrebbe consentito di piazzare online prodotti di lusso ancora non distribuiti ufficialmente, causando gravi danni economici al brand e generando flussi di denaro poi movimentati attraverso bonifici e prestanome.