Condividi:

Un “fiore per le donne” che vivono la propria vita dietro le sbarre di un carcere. L’iniziativa è stata organizzata dal Partito Radicale su tutto il territorio nazionale, attraverso la visita alle detenute negli istituti penitenziari femminili in diverse città italiane l’8 marzo e il 9 marzo. A Torino una delegazione del Partito Radicale composta da Mario Barbaro (Segreteria del Partito Radicale), Claudio Desirò (Segretario Italia Liberale Popolare) e Maria Anna Ferrara ha visitato la sezione femminile del carcere delle Vallette.

Il problema principale resta ancora il sovraffollamento, con 116 detenute presenti a fronte di una capienza regolamentare di 85. Un altro nodo centrale è la carenza di organico che si registra sia tra le fila del corpo di Polizia Penitenziaria che tra il personale civile, impiegato nei percorsi socioassistenziali e di recupero. Non mancano poi le problematiche nella gestione delle detenute con patologie psichiatriche che, pur essendo guardate a vista dal personale di polizia, non hanno un presidio medico fisso, come invece c’è nelle sezioni maschili, in grado di intervenire alle prime avvisaglie di disagi. Un grave problema, sia di gestione per il personale, che per la difficile convivenza con le altre detenute. Inoltre, la carenza di educatori e le ridotte possibilità di percorsi lavorativi e rieducativi esterni rendono molto difficile il reinserimento delle detenute a fine pena. Anche le tossicodipendenze vengono gestite con difficoltà: il supporto medico non è adeguato alle necessità con il personale di Polizia Penitenziaria che cerca di sopperire alle mancanze senza aver le giuste competenze mediche.

“Il Partito Radicale in occasione dell’8 marzo si è recato nelle sezioni femminili delle carceri che vivono l’esperienza della detenzione anche con i bambini”, ha affermato Mario Barbaro del Partito Radicale - “Siamo convinti ci sia necessità di riforme profonde per far vivere il dettato della Costituzione e lo stato di diritto. Non è solo un problema italiano o dei paesi autoritari ma andrebbe affrontato anche a livello europeo. Per questo vogliamo lavorare perché si arrivi ad una carta penitenziaria europea.”

Tutti gli articoli