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Una giornata convulsa, l’ennesima, per il polo di Mirafiori, il cui futuro oscilla sul crinale di dichiarazioni forti, poi ridimensionate. Ieri, venerdì 29 marzo, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin è stato a Torino per partecipare a un incontro sul nucleare di quarta generazione. Parlando della startup "Newcleo", che sta investendo sul nucleare pulito in Piemonte, il ministro ha aperto all’ipotesi di produrre reattori nucleari negli stabilimenti di Mirafiori. "Le stime sono di due miliardi circa per la costruzione di ogni piccolo reattore nucleare di quarta generazione con ricadute occupazionali e di qualificazione professionale. Significa davvero un passo verso il futuro", ha sottolineato Pichetto, ricordando che "Siamo ancora in una fase di sperimentazione. Stiamo lavorando con l’Università".
Le critiche non si sono fatte attendere. "La battuta di Picchetto sul nucleare a Mirafiori è ridicola ma è una strizzata d’occhio alla lobby dell’atomo. Il futuro elettrico dell’automotive in Italia al momento è fermo alla sola 500 elettrica prodotta a Mirafiori: continuare a dare credito alla favola di Tavares sulla centralità dell’Italia per Stellantis è una follia, perché Stellantis sta lavorando alacremente a spegnere ogni macchinario senza passare da licenziamenti collettivi", ha commentato il vicepresidente di alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Marco Grimaldi. Ma Pichetto ha ribadito, come ha già fatto in altre occasioni, che nuove centrali nucleari sono necessarie per soddisfare il fabbisogno nazionale di energia. "Nell’immediato futuro, alla fine di questo decennio e all’inizio del prossimo - ha osservato - la ricerca e la sperimentazione vanno verso quelli che sono definiti piccoli reattori, che danno maggiori garanzie di praticità, di sicurezza e in termini di energia rinnovabile. Il nucleare dà continuità, le energie rinnovabili ordinarie come fotovoltaico ed eolico non sono in grado di dare continuità, invece questo è un modo per integrare la produzione a livello nazionale". Per quanto riguarda lo stoccaggio delle scorie, Pichetto ha spiegato: "Si stanno facendo valutazioni al mio ministero per individuare i siti e le aree idonee. La valutazione sarà scientifica e tecnica, poi naturalmente interloquiremo con i territori".
Alla reazione dell’opposizione si sono accodati immediatamente i sindacati metalmeccanici torinesi, bocciando l’ipotesi del ministro. "Bisogna avere lucidità di pensiero, non si può fare qualunque cosa a Mirafiori. Se si vuole rilanciare la fabbrica bisogna partire dalle proposte dei sindacati metalmeccanici al centro dello sciopero e della manifestazione del 12 aprile con cui chiediamo che vengano assegnate nuove produzioni di city car e avere un piano di assunzioni", ha detto Edi Lazzi, segretario generale della Fiom torinese. "Non ci sono altre strade, non servono idee senza alcun fondamento reale. A noi servono cose concrete per salvare davvero la fabbrica", ha aggiunto.
"Noi stiamo cercando di preservare e mantenere un sito industriale e una filiera importante per la città e il nostro territorio. Passare da una produzione industriale a un’ipotetica produzione di centrali di quarta generazione mi sembra un’ipotesi non commentabile. Pichetto s’impegni a sostenere il nostro territorio e la nostra industria. Il tavolo sull’energia va aperto seriamente, quando si aprirà ne parleremo. Per ora mi sembra una boutade", ha commentato anche Rocco Cutrì, numero uno della Fim torinese. Sullo stesso tenore, Luigi Paone della Uilm: "A Mirafiori costruiamo macchine e vogliamo continuare a fare questo, siamo stufi di sentire stupidaggini. Non sanno più cosa dire".
In serata, dopo le numerose critiche ricevute, Pichetto Fratin ha precisato, senza tuttavia smentire: "Alla domanda se la futura produzione di reattori potrebbe essere a Mirafiori, ho risposto che la mia speranza è che innanzitutto a Mirafiori continuino a costruire auto. In linea teorica i reattori si possono costruire ovunque, anche a Mirafiori, ma ho ribadito che al momento siamo ancora nella fase di ricerca".
La prossima settimana al Mimit partiranno intanto i tavoli su Stellantis: inizialmente cancellato quello su Melfi del 2 aprile per evitare sovrapposizioni con la campagna elettorale, è stato rimesso in agenda dal ministro Adolfo Urso dopo le proteste della Regione Basilicata e dei sindacati, anche se l’azienda non parteciperà. Il 3 toccherà a Mirafiori, il giorno dopo ad Atessa, nelle settimane successive sarà la volta di Cassino, Pomigliano, Modena e Termoli.