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Nel 2020, una segnalazione inquietante giunse all’attenzione di un’insegnante di scuola superiore durante un gruppo di lavoro sulla violenza di genere: una studentessa non si faceva più vedere in giro da parecchio tempo, e si sapeva che era andata a convivere con un uomo più grande. Questo segnale di allarme ha dato il via a una serie di accertamenti che hanno portato a un processo a Torino, dove l’imputato è accusato di maltrattamenti. La presunta vittima, una ragazza minorenne all’epoca dei fatti, si è costituita parte civile con l’avvocato Giuseppina Paragano.
Secondo quanto raccontato dalla docente che ha ricevuto la segnalazione, la ragazza frequentava la scuola nel 2018, ma venne bocciata e successivamente si ritirò. Due anni dopo, i suoi ex compagni manifestarono preoccupazione per la sua situazione. La polizia municipale si occupò del caso, ma inizialmente la ragazza negò di avere problemi. Tuttavia, la situazione prese una svolta drammatica quando la madre testimoniò di aver visto la figlia con un occhio nero e di aver ricevuto una richiesta di aiuto disperata: "Se mi porti lontano, vengo via stanotte".
Le parole della madre, che ha testimoniato di aver visto la sofferenza della figlia e di aver risposto alla sua richiesta di aiuto portandola via, gettano luce sulla gravità della situazione. L’accusa è sostenuta dal procuratore Lisa Bergamasco, e il processo si preannuncia cruciale per far luce su quanto accaduto e per garantire giustizia alla presunta vittima.
Questa vicenda sottolinea l’importanza di essere vigili e pronti a intervenire di fronte a segnali di disagio o violenza, specialmente quando riguardano i più giovani. È fondamentale che la società e le istituzioni si mobilitino per proteggere coloro che sono vulnerabili e garantire loro un ambiente sicuro e libero da abusi.