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Un lunghissimo e fragoroso applauso scalda il teatro Alfieri di Asti. Entra Sergio Mattarella, invitato alla cerimonia dei 30 anni dalla morte di Giovanni Goria, presidente del Consiglio dal 1987 al 1988 e più volte ministro. Le strette di mano con le autorità presenti in sala, dal presidente della Regione Alberto Cirio al sindaco di Asti Maurizio Rasero, il ministro della pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, tutti in prima fila per ascoltare le parole del capo dello Stato. L’inno di Mameli e la sua solennità, nel giorno del ricordo di un grande statista piemontese. Astigiano, esponente della Democrazia Cristiana, Goria è stato ricordato dal presidente della Repubblica come “un riformatore rigoroso, un uomo per tempi difficili, aperto al confronto con gli altri paesi europei. “Aveva un rispetto sacrale per la Costituzione, per le sue istituzioni, che si coniugava con la consapevolezza della fatica della democrazia” - ha detto Mattarella, ricordando la necessità della partecipazione dei cittadini alla vita dello Stato e citando il passaggio di un discorso pronunciato da Goria nel 40esimo anniversario della nascita della Costituzione e ancora perfettamente attuale. "Attraversiamo un momento di particolare difficoltà come classe politica… - diceva il politico democristiano alla Camera, chiamando i colleghi ad assumersi le proprie responsabilità, nel nome di una concretezza che a suo parere si stava perdendo. Una sfida, per Goria. Un messaggio valido pure nel presente, per Mattarella. Terminata la cerimonia, il presidente della Repubblica ha salutato i bambini delle scuole e si è diretto in visita alla Fondazione Goria, nata vent’anni fa per ricordare l’uomo politico astigiano che negli anni Ottanta, in onore del suo amore per la Costituzione, ne fece stampare 1 milione e mezzo di copie. Una di queste, da oggi, è nelle mani di Mattarella. 

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