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Siamo agli sgoccioli: l’anno scolastico è alle ultime battute e per molti studenti si avvicina l’esame di maturità. Ma a Torino uno studente su dieci non raggiunge le competenze minime richieste alla fine delle superiori. Promozione o bocciatura non c’entrano niente. I dati delle prove Invalsi del 2023 mettono in luce una situazione critica: in città la cosiddetta «dispersione implicita» arriva al 10,4%, ben oltre la media del Piemonte del 3,4% e superiore alla media italiana dell’8,7%.
All’interno della città stessa esistono «sacche di fragilità» direttamente correlate al valore medio degli immobili al metro quadro in cui si trova la scuola, come dimostrano i dati Invalsi incrociati con quelli dell’Agenzia delle Entrate relativi al 2023. I numeri sono stati resi noti a Milano durante la presentazione di «Agenda Nord», il piano di interventi previsto dal ministero dell’Istruzione per le scuole del Centro Nord, dopo quello varato l’anno scorso per il Sud. Sono in arrivo altri 220 milioni di euro per circa 3 mila istituti, nell’intenzione di agire sui problemi di fragilità di apprendimento, che riguardano a macchia d’olio tutte le regioni italiane. Osservando Torino, divisa da Invalsi in 4 zone, esistono sacche di fragilità dove la percentuale media di dispersione implicita è del 23,9% e la massima arriva al 53,6%: significa che esistono aree in cui oltre la metà dei ragazzi, pur avendo conseguito un titolo di studio di scuola superiore, non raggiunge i traguardi di competenza previsti entro l’intero percorso dei 13 anni di scuola.
Succede nella cosiddetta “zona 1”, individuata da Invalsi nella periferia nord e sud, dove il costo al metro quadro delle case in media è di 1.900 euro. Nella zona 4, invece, tra centro e collina, dove le case costano in media 3.500 euro al metro quadro, la media cala all’1,1%. Differenze enormi che persistono, anche nel 2024, nonostante si sappia da anni che la fragilità educativa dipende fortemente dal contesto socio-economico-culturale di provenienza.

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