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La Corte d’Assise di Novara ha emesso oggi la sentenza relativa al caso della cosiddetta “psicosetta delle bestie di Cerano”, un processo che ha tenuto banco per mesi per la gravità dei reati contestati e la complessità della vicenda. Un solo imputato è stato condannato a sei anni di reclusione per violenza sessuale, mentre gli altri venticinque accusati sono stati assolti.
La condanna si riferisce a un episodio di violenza sessuale avvenuto nella primavera del 2012, come denunciato da una delle vittime, all’epoca minorenne. Il processo si è svolto a porte chiuse e ha avuto inizio nel febbraio del 2023, a seguito della denuncia di una donna che, ormai adulta, ha deciso di rompere il silenzio e portare alla luce gli abusi subiti. La testimonianza della vittima è stata sostenuta da altre due ragazze che hanno raccontato il clima di paura e sopraffazione vissuto nella villetta nei boschi del Ticino, teatro dei presunti abusi.
Alla lettura della sentenza, due delle tre ragazze sono scoppiate in lacrime, segno del forte impatto emotivo che questa vicenda ha avuto sulle loro vite.
Il verdetto ha stabilito che alcuni dei reati contestati non sussistono, mentre altri sono caduti in prescrizione. Questo ha portato all’assoluzione degli altri imputati, suscitando reazioni contrastanti sia tra le vittime che nell’opinione pubblica.
La vicenda della psicosetta di Cerano ha attirato l’attenzione dei media per la natura raccapricciante delle accuse: i racconti parlavano di manipolazioni psicologiche, coercizioni e abusi perpetrati in un contesto isolato e lontano da occhi indiscreti. Gli imputati, tutti residenti nella zona o legati da rapporti di conoscenza, si sono sempre dichiarati estranei ai fatti.
Durante il processo, la difesa ha puntato sulla mancanza di prove certe e sull’assenza di riscontri che potessero confermare pienamente le accuse, portando alla caduta di molte imputazioni. Tuttavia, le testimonianze delle vittime sono state giudicate credibili e hanno portato alla condanna dell’unico colpevole riconosciuto.
La sentenza di oggi chiude un capitolo giudiziario complesso, ma lascia aperti interrogativi sulla difficoltà di ottenere giustizia in casi di abusi che emergono a distanza di anni. Le vittime hanno espresso delusione per le assoluzioni, ma anche sollievo per il riconoscimento, seppur parziale, delle violenze subite.
“È stato un percorso lungo e doloroso, ma finalmente qualcuno è stato ritenuto responsabile,” ha dichiarato una delle ragazze, visibilmente commossa. Le associazioni a tutela delle vittime di violenza hanno sottolineato l’importanza di continuare a lavorare per migliorare il sistema giudiziario, affinando gli strumenti per affrontare casi così delicati.
Resta ora da capire se la sentenza sarà appellata dalle parti e quali saranno le ripercussioni per le persone coinvolte. La vicenda di Cerano rimane un monito su quanto sia fondamentale garantire protezione e ascolto a chi trova il coraggio di denunciare.