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Un vero fallimento, tanto che il commissario alla peste suina Giovanni Filippini, ha deciso di coinvolgere i cacciatori, invitandoli a ridurre la popolazione di cinghiali. Parliamo della rete che avrebbe dovuto bloccare il diffondersi della Peste suina in Piemonte e Liguria, e che invece si è rivelata un vero e proprio flop. Per il Presidente della Regione Cirio "si può valutarne la rimozione poiché ripararla forse è inutile”.
Costata 10 milioni di euro, non è riuscita nel suo intento, perchè i cinghiali continuano a passare e ora la Regione Piemonte sta pensando di togliere i 140 chilometri di fili metallici e sostegni nell’Alessandrino. Circa la metà dei 270 chilometri che compongono questa enorme gabbia dalla pianura dell’area del Novese fino al Mar Ligure e che valica gli Appennini.
Intanto nell’ultima settimana l’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta ha accertato 3 nuovi casi di Peste suina africana tra i cinghiali, in Piemonte: due a Casinelle e uno a Ovada, in provincia di Alessandria. Il totale sale a 1.725 casi, di cui 681 in Piemonte e 1.044 in Liguria, dove nell’ultima settimana non sono stati rilevati nuovi casi.
La diffusione della Peste suina africana "continua a segnalare livelli preoccupanti per il comparto, mettendo a rischio non solo la salute animale, ma l’intera filiera suinicola del nostro Paese, un settore cruciale per l’economia nazionale e per la tutela delle nostre produzioni di qualità". E’ la preoccupazione rinnovata da Coldiretti Piemonte, in occasione dell’incontro in Regione con il Commissario straordinario alla Peste suina Giovanni Filippini. "Rimane cruciale, come strumento di limitazione dell’infezione, il contenimento della fauna selvatica, con la totale rimozione dei cinghiali, afferma Bruno Mecca Cici, vice presidente di Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla zootecnia. Tuttavia nel 2024 gli abbattimenti sono stati inferiori all’anno precedente, con oltre 6300 capi in meno, e di poco superiori alle 31mila unità, di cui circa metà per attività venatoria e metà per attività di controllo. Numeri ben lontani dall’obiettivo annuale fissato dal Piano straordinario di cattura, abbattimento e smaltimento dei cinghiali tra il 2023 e il 2028 di 58mila capi. “La nostra richiesta è di attivare dovute deroghe legate all’attività di caccia, per contenere il più possibile la diffusione e aumentare il numero di capi abbattuti come da obiettivo" - aggiungono da Coldiretti Piemonte.
Ora tra le opzioni al vaglio si parla di potenziare il monitoraggio sanitario e investire in tecnologie avanzate, come sistemi di sorveglianza elettronica, per tenere sotto controllo i movimenti della fauna selvatica.