Condividi:

Un dramma si è consumato nella serata di ieri, intorno alle 22, in una villetta di Ornavasso, piccolo comune del Verbano-Cusio-Ossola. Edoardo Borghini, 63 anni, ha ucciso il figlio Nicolò, 34 anni, sparandogli due colpi di fucile al culmine di una lite violenta. Subito dopo il gesto, l’uomo ha chiamato i carabinieri per confessare quanto accaduto. Ora si trova in carcere a Verbania con l’accusa di omicidio aggravato dall’aver colpito un discendente.

Secondo la ricostruzione dei fatti, Nicolò Borghini era rientrato a casa dopo una serata fuori, trovando chiuso il portone del garage. Questo dettaglio apparentemente insignificante avrebbe scatenato la sua furia. Dopo un violento diverbio con i genitori, avrebbe colpito con un pugno un vetro ferendosi, per poi aggredire fisicamente sia il padre che la madre. La donna, ferita, si era rifugiata in una stanza per proteggersi, ma il figlio aveva cercato di sfondare la porta per entrare. È in quel momento che Edoardo Borghini, impugnando un fucile da caccia calibro 12 regolarmente detenuto, ha fatto fuoco, sparando due colpi mortali.

L’avvocato difensore dell’uomo, Gabriele Pipicelli, ha sottolineato che non si è trattato di un gesto premeditato, ma dell’esito tragico di una situazione familiare tesa da tempo, caratterizzata da episodi di violenza ripetuti da parte del figlio nei confronti dei genitori. "Edoardo è disperato, non ha sparato per uccidere. È una disgrazia, nessun padre vorrebbe mai la morte del proprio figlio", ha dichiarato il legale.

Le indagini, coordinate dalla PM Laura Carrera della Procura di Verbania, sono in corso per fare luce sulla dinamica dei fatti. L’abitazione è stata posta sotto sequestro, così come il fucile utilizzato e altri quattro regolarmente detenuti in casa.

Il sindaco di Ornavasso, Filippo Cigala Fulgosi, ha descritto Edoardo Borghini come un padre amorevole e premuroso, che desiderava soltanto vedere il figlio trovare stabilità e serenità. Tuttavia, secondo i primi accertamenti, la famiglia era da tempo provata dai frequenti scatti di rabbia di Nicolò, che avevano portato a una crescente esasperazione.

In casa vivevano anche una zia disabile, oltre ai genitori e al figlio. Ora il piccolo centro è scosso dalla tragedia, che lascia dietro di sé un senso di incredulità e dolore.

Tutti gli articoli