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Il sindacato di polizia Siulp, sottolinea che a Torino è necessario che venga riaperto il Centro di Permanenza per il Rimpatrio, "per la sicurezza e la legalità". "Il Cpr è una struttura destinata a ospitare cittadini stranieri, sia comunitari che extracomunitari, in attesa dell’identificazione da parte dell’ufficio immigrazione e della convalida delle procedure necessarie per il rimpatrio da parte dei giudici - afferma Eugenio Bravo, segretario generale provinciale Siulp Torino - Senza un centro di questo tipo, non esisterebbe un luogo fisico dove completare tali operazioni, rendendo di fatto impossibile un’efficace gestione delle espulsioni". Bravo ricorda come "il circa il 90% delle persone trattenute nei Cpr ha commesso più reati, tra cui furti, spaccio di droga, rapine, maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e, in alcuni casi, ha manifestato tendenze legate al fondamentalismo islamico".
"Senza il Cpr, questi individui resterebbero liberi di circolare sul territorio nazionale. Recuperarli una volta esaurite le incombenze relative all’espulsione diventa, nella maggior parte dei casi, impossibile. La chiusura dei Cpr significherebbe quindi lasciare in libertà soggetti che hanno già dimostrato di non rispettare le leggi e che, come spesso riportato dalle cronache, rappresentano un pericolo per la sicurezza pubblica", aggiunge Bravo. Per il Siulp i centri non devono essere luoghi di detenzione in condizioni disumane, ma devono garantire il rispetto delle persone, come previsto dalle normative nazionali e internazionali. "Tuttavia, non si può permettere che la legittima tutela dei diritti umani venga strumentalizzata per giustificare l’abolizione di questi centri, esponendo i cittadini al rischio di una maggiore insicurezza. Il Siulp non assume una posizione corporativa su questo tema, ma esprime una valutazione basata sul buon senso e sulla necessità operativa", conclude Eugenio Bravo.