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Niente più pause al bar o in mensa con camici e divise da lavoro. È quanto stabilito da una circolare inviata dal commissario della Città della Salute e della Scienza di Torino, Thomas Schael, ai direttori sanitari degli ospedali, alle strutture sanitarie, all’ufficio del personale e ai responsabili delle scuole di specializzazione.
L’obiettivo è chiaro: migliorare l’igiene e la sicurezza negli ambienti ospedalieri. «L’accesso alla mensa aziendale e ai punti di ristoro con gli indumenti indossati durante l’attività clinica e assistenziale costituisce un comportamento non conforme alle disposizioni aziendali», si legge nella nota della Città della Salute. Per questo motivo, il commissario ha chiesto di far rispettare il divieto, coinvolgendo anche i gestori del servizio ristorazione, che potranno impedire l’accesso o il consumo dei pasti agli operatori sanitari in divisa.
Una regola giusta, ma difficile da applicare
Se da un lato la misura è stata pensata per ridurre i rischi di contaminazione e garantire standard igienici più elevati, dall’altro incontra forti difficoltà logistiche, rendendone l’applicazione complessa e potenzialmente penalizzante per i lavoratori ospedalieri.
«Se il principio espresso dal commissario è corretto, la conformazione dell’ospedale e la gestione delle pause del personale sanitario rendono la norma difficilmente applicabile», spiega Claudio Delli Carri, del sindacato Nursing Up. «Gli operatori sanitari hanno pause molto brevi, e il tempo necessario per svestirsi e rivestirsi si aggira tra i 10 e i 15 minuti. Con le distanze interne dell’ospedale, raggiungere la mensa, consumare il pasto e tornare in reparto nei tempi previsti diventa quasi impossibile».
La proposta del sindacato: buoni pasto per i lavoratori
Secondo Delli Carri, vietare senza proporre soluzioni alternative non è la strada giusta. «Non basta segnalare un’irregolarità, bisogna trovare un’alternativa concreta», sottolinea. «L’unica via praticabile è garantire ai sanitari i buoni pasto, permettendo loro di gestire autonomamente il proprio pranzo senza compromettere il diritto alla pausa».
La questione resta aperta, con il personale sanitario che chiede un confronto per trovare un equilibrio tra necessità operative e tutela dell’igiene negli ospedali. Nel frattempo, il divieto imposto dalla Città della Salute continua a far discutere.