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"Nessuno è contrario all’igiene, siamo noi i primi a voler lavorare in un ambiente pulito e sicuro. Ma sappiamo distinguere tra una regola ribadita per facciata e le vere priorità della sanità pubblica. Se davvero si vuole tutelare la salute, allora la domanda è una sola: quando si affronteranno i problemi veri o si continuerà a ignorare le condizioni di lavoro e di igiene nelle strutture ospedaliere?". Così in una nota le segreterie aziendali dei sindacati Cimo-Fesmed Cgil-Fp, a proposito di quanto affermato dal commissario della Città della salute e della scienza di Torino, Thomas Schael, che ha sollecitato a non presentarsi in mensa o al bar con abiti di lavoro.


"Se l’igiene è una priorità, perché non garantire ai lavoratori il diritto al riposo per evitare personale esausto e strutture sempre sotto pressione?", dicono dal sindacato, che evidenzia come la direzione si stia concentrando su "dettagli di immagine mentre i pazienti affrontano reparti sovraffollati e attese interminabili". Inoltre nella nota viene sottolineato che, sempre per quanto riguarda l’igiene, chi lavora su più presidi non ha "la possibilità di avere divise in ogni sede e sono costretti a portarsi dietro il camice. Il servizio di lavaggio presenta carenze croniche".


"Anche sulle divise di sala operatoria siamo al collasso: le carenze sono evidenti, si cerca di ovviare con materiale monouso, con costi esorbitanti e conseguenze anche sull’impianto di aerazione. Da una parte si impone una rigida regola sui camici nei bar, dall’altra si ignora completamente la gestione dell’igiene dove davvero conta, nei reparti e nelle sale operatorie. Si chiede rigore ai lavoratori ma si accetta il pressappochismo nella gestione delle forniture e della sanificazione", concludono i portavoce Cimo-Fesmed Cgil-F

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