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Un Piemonte che vede gli operai al primo posto della piramide regionale sulle professioni, sono 570mila e rappresentano la metà dei lavoratori dipendenti. Seguono poi gli impiegati, 470mila con il 40% del totale e al terzo posto, staccati di molto, gli apprendisti che sono 50mila.
Sono alcuni dati che emergono dall’ultimo report dell’Inps sulle professioni, numeri che mostrano un Piemonte che avanza ma con fatica. Pochi giorni fa l’ Unione europea aveva declassato la nostra regione da "più sviluppata" a regione "in via di transizione", perché il nostro Prodotto interno lordo pro capite era scivolato sotto la media europea, un dato poi confermato da Bankitalia. Ora dunque arrivano i numeri dell’Inps sull’occupazione.
Nel 2024 i lavoratori dipendenti a livello nazionale aumentano del 2 per cento rispetto al 2023. Una crescita che in Piemonte è dimezzata. Sale anche il numero dei lavoratori intermittenti: più 6,5 per cento in un anno in Piemonte. La buona notizia è che nello stesso lasso di tempo nella nostra regione i lavoratori somministrati calano del 2 per cento e aumentano le lavoratrici dipendenti: più 1,5%. Sempre nel 2024 la retribuzione media dei lavoratori dipendenti nella nostra regione è stata di 26mila euro, duemila euro in più rispetto alla media nazionale. Ma mentre in un anno la retribuzione media nazionale è cresciuta del 3,4%, quella piemontese del 3%.
Colpisce il dato della provincia di Asti dove a fronte dell’aumento dell’occupazione – che passa dal 69,8 per cento del 2023 al 70,3 del 2024 – cresce anche il ricorso agli ammortizzatori sociali. Dal 2022 al 2024 il numero di domande per la Naspi accolte è passato da 5.584 a 6.244. «Si potrebbe pensare a una contraddizione ma l’aumento degli ammortizzatori sociali dipende da un maggior numero di rapporti a tempo determinato, perché è un mercato del lavoro più dinamico», spiega Fiorenzo Prato, direttore provinciale dell’Inps. C’è poi purtroppo il tema sempre attuale del Boom della Cassa integrazione, passata 168 a 400 mila ore nell’Astigiano.
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