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A Torino il tribunale ha inflitto una condanna a nove mesi di reclusione a una donna di 42 anni, imputata per i fatti accaduti lo scorso 26 aprile in ospedale a Chieri, dove si era recata con un coltello poco dopo aver appreso della morte del compagno. La donna, con problemi legati all’alcol, era stata fermata dai presenti a una decina di metri dal reparto di terapia intensiva, dove l’uomo era ricoverato in condizioni gravissime a causa di un’epicardite cronica.
In aula la procura aveva contestato il tentato omicidio e chiesto una pena di sette anni, sottolineando la lucidità della donna al momento dei fatti e la potenziale pericolosità del gesto. Testimoni hanno riferito che la 42enne, visibilmente ubriaca, avrebbe pronunciato frasi minacciose e maneggiato un coltello in strada.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Domenico Peila, ha sostenuto che si è trattato di una perdita di controllo legata alla disperazione per la perdita del compagno e non di un’intenzione reale di uccidere. L’imputata stessa avrebbe dichiarato di sentirsi sopraffatta dal lutto, tanto da non ricordare nemmeno dove si fosse rifugiata durante la notte, lasciando aperta la possibilità che il coltello fosse rivolto contro se stessa piuttosto che contro i medici.
Il tribunale ha quindi ridimensionato le accuse, condannando la donna solo per minaccia aggravata, tenendo conto del contesto tragico e dello stato di alterazione alcolica.