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Il settore della ristorazione a Torino e in Piemonte vede una lieve ripresa dopo la crisi pandemica: cresce dell’1,6% rispetto al 2023, ma diminuiscono le imprese ed è caccia al personale qualificato. È il quadro che emerge dal Rapporto 2024 di Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Confcommercio, rappresentata a Torino da Epat Ascom.
Complessivamente nel 2024 sono stati spesi nel settore 6,5 miliardi di euro su un totale nazionale di 96 miliardi, con una crescita in linea con quella nazionale, ma ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia.
La spesa si distribuisce nei 22.868 pubblici esercizi della regione, di cui oltre 12mila concentrati tra Torino e provincia. Il comparto impiega 68.668 addetti in Piemonte, di cui 30.801 nel Torinese. Però a fronte di 836 nuove iscrizioni in Camera di Commercio nella ristorazione, ci sono state 2.000 cessazioni. Solo a Torino, le aperture sono state 424 contro 1.055 chiusure. Un saldo negativo, sottolinea l’Epat, "che testimonia la fatica strutturale di molte imprese a reggere i costi e a intercettare una domanda instabile".
"Il 2024 - sottolinea il presidente Epat Ascom Vincenzo Nasi - si è rivelato con il segno più e lo dobbiamo innanzitutto agli imprenditori che fanno della professionalità e della competenza il valore principale. Ma anche la ristorazione si trova ad affrontare costi di produzione e di gestione decisamente alti, ai quali potrebbe aggiungersi il carico dei dazi. I ristoranti hanno aumentato i prezzi mediamente del 14%, mentre l’inflazione è superiore al 15%. Persistono poi le criticità nel reperire personale qualificato".