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A quattro anni dalla scomparsa di Moussa Balde, il giovane guineano che si tolse la vita nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Torino, si è svolta oggi una manifestazione di commemorazione e denuncia davanti alla struttura di corso Brunelleschi. Decine di persone si sono radunate per rendere omaggio a Balde con mazzi di fiori, un minuto di raccoglimento e uno slogan forte e chiaro: "Basta Lager", a sostegno delle persone trattenute all’interno del centro.
L’iniziativa è stata organizzata dalla Rete No Cpr, affiancata da sigle come Acli, Anpi, Europa Radicale, l’Associazione Adelaide Aglietta, Spi-Cgil e i Giovani Democratici. “Vogliamo far sapere ai ragazzi rinchiusi qui dentro che fuori ci sono persone che lottano affinché queste strutture vengano chiuse per sempre”, ha dichiarato una manifestante dal microfono.
Anche Federico Raia, segretario torinese dei Giovani del Partito Democratico, ha espresso la propria posizione: “Stiamo lavorando per la chiusura dei Cpr. È inaccettabile rinchiudere un essere umano solo perché proviene da un altro Paese. Questo sistema è disumano”.
Durante il presidio è stata ricordata anche un’altra tragica vicenda: quella di Hanid Bodoui, cittadino di origine marocchina, morto suicida il 19 maggio nel carcere delle Vallette, poche ore prima dell’udienza di convalida del suo arresto. Bodoui, che aveva già trascorso oltre un mese nel Cpr in Albania, era stato riportato in Italia grazie all’intervento dei suoi avvocati. “Era un uomo in forte difficoltà emotiva – ha spiegato Cecilia Moltoni del Gruppo Abele – e si trovava in una situazione di profonda vulnerabilità. Paradossalmente, è stato incarcerato dagli stessi agenti a cui aveva chiesto aiuto dopo aver denunciato un furto. Il dolore che ha vissuto ha superato la sua voglia di continuare a vivere”.
Intanto, la giustizia sta facendo il suo corso. Per la morte di Balde è in corso un processo che vede due imputati accusati di negligenza nella sorveglianza sanitaria. Per il caso di Bodoui, invece, la procura ha aperto un’indagine conoscitiva per istigazione al suicidio, ancora senza indagati. Nella giornata di ieri è stata effettuata l’autopsia per chiarire ulteriormente le cause del decesso.