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Tre anni al medico, tre anni e otto mesi al portalettere: sono le condanne stabilite oggi dal tribunale di Verbania al termine del processo che ha visto imputati Camillo Pennisi, medico, e Omar Barrese, postino. La sentenza è stata pronunciata dalla giudice Rosa Maria Fornelli, che ha riconosciuto entrambi colpevoli di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in concorso (in forma riqualificata rispetto all’accusa iniziale di false attestazioni) e corruzione, con un’ulteriore condanna per truffa nei confronti del postino.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini condotte dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria di Verbania, tra il 2022 e il 2023 il dottor Pennisi avrebbe redatto falsi certificati medici attestanti patologie inesistenti, utilizzati da Barrese per giustificare assenze dal lavoro. In cambio, il medico riceveva piccoli favori, tra cui passaggi in auto fino all’aeroporto di Milano Malpensa. Durante il periodo di finta malattia, Barrese era stato visto lavorare nel bar intestato al figlio, frequentato abitualmente anche dallo stesso medico.
Al termine del rito abbreviato, la giudice ha anche disposto per entrambi l’interdizione dai pubblici uffici e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per un periodo di cinque anni. Inoltre, ha ordinato la trasmissione degli atti alla Procura affinché si valuti un ulteriore procedimento a carico del medico per truffa ai danni delle Poste Italiane.
Poste Italiane, costituitasi parte civile, riceverà un risarcimento di 9.000 euro, pari alla metà dell’importo inizialmente richiesto. Le richieste dell’accusa, rappresentata dal procuratore Alessandro Pepè, subentrato a Olimpia Bossi, prevedevano sei anni di reclusione per Barrese e tre anni e sei mesi per Pennisi.
Il caso, soprannominato “Ricette facili”, ha acceso i riflettori su un sistema di certificazioni mediche utilizzate in modo fraudolento per aggirare gli obblighi lavorativi.