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I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vercelli, in collaborazione con la Procura della Repubblica di Vercelli, hanno portato a termine l'esecuzione di un'ordinanza di applicazione della misura cautelare del sequestro, anche "per equivalente", ex art. 321 c.p.p. Tale misura riguarda beni immobili, mobili e disponibilità finanziarie ed è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Vercelli nei confronti di nove persone fisiche e due persone giuridiche. L'accusa è relativa a un'ipotesi di frode fiscale che ammonta a oltre 3,4 milioni di euro.
Le indagini di polizia giudiziaria sono state avviate nel 2022 su incarico della Procura della Repubblica di Vercelli e sono state condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria. Queste indagini hanno svelato un complesso schema di frode fiscale che coinvolge imprenditori del settore della logistica e esperti giuridico-contabili. L'obiettivo principale dell'attività criminosa era la "creazione" di crediti d'imposta inesistenti, utilizzati per compensare il debito tributario.
Per smascherare questo articolato sistema di frode, gli investigatori economico-finanziari del Nucleo P.E.F. di Vercelli hanno effettuato un'analisi puntuale e dettagliata della voluminosa documentazione contabile ed extra-fiscale sequestrata durante numerose perquisizioni locali disposte dall'A.G. Inoltre, sono stati estratti dati informatici dai computer degli indagati da parte di militari specializzati in Computer Forensics & Data Analysis.
Sulla base delle concrete prove raccolte nei confronti delle persone fisiche e giuridiche coinvolte, va sottolineato che la colpevolezza sarà definitivamente accertata solo attraverso una sentenza irrevocabile, nel rispetto del principio della presunzione di innocenza. Dalle indagini emerge che gli indagati, in collaborazione con due consulenti fiscali che fornivano veri e propri "pacchetti di modelli evasivi" da utilizzare nella frode, attuavano diverse azioni: stipulavano numerosi contratti d'accollo con società inattive che cedevano crediti inesistenti in cambio di un compenso in denaro, variabile in base al valore del credito stesso; imputavano alle due aziende coinvolte costi fittizi per attività di "ricerca e sviluppo" di una terza azienda, riconducibile sempre ad uno degli indagati; dichiaravano crediti inesistenti verso l'Erario al fine di compensarli con le imposte e i contributi assistenziali/previdenziali dovuti al Fisco.
Grazie al provvedimento di applicazione delle misure cautelari disposto dalla magistratura di Vercelli, sono stati sottoposti a sequestro, nelle province di Vercelli, Verbania-Cusio-Ossola e Lecce, 16 immobili, 7 autoveicoli, quote societarie e la somma di oltre 452.000 euro depositata su conti correnti bancari, per un valore complessivo superiore a 1,2 milioni di euro.