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  Non sprecare le briciole quando spezzi il pane, non appoggiare i gomiti sul tavolo, del salame mangia anche la buccia, chiudi sempre la porta del bagno: erano regole di ferro quelle che un manager del Torinese impartiva alla moglie. 

  In tribunale il pm ha chiesto per lui una condanna a cinque anni di carcere: la donna, nella ricostruzione dell’accusa, era continuamente sottoposta a rimproveri e critiche mortificanti anche con riguardo alla sua capacità genitoriale e all’aspetto fisico. I maltrattamenti, talvolta, sfociavano nelle percosse: fu dopo avere ricevuto un referto medico da un pronto soccorso che la procura di Torino, nel 2022, aprì d’ufficio un’inchiesta.

  In aula è stato ricordato che lo stato di prostrazione psicologica in cui versava la donna era tale che lei stessa, in un primo momento, non comprese perché era stata contattata da un Centro antiviolenza.

  I due si sposarono nel 2002 dopo un anno di fidanzamento, poi ebbero due figlie. Nel 2021 il rapporto di convivenza cessò e il manager, sempre secondo le accuse, diede vita a un vero e proprio stalking (risponde anche di atti persecutori, danneggiamento e accesso abusivo a sistema informatico per l’intrusione nella casella di posta elettronica) terminato nel 2022 quando fu disposto il divieto di avvicinamento.

  Nel corso del processo si è fatta strada l’idea che l’uomo fin dall’inizio del matrimonio rimproverasse alla moglie di averlo "costretto" a stabilirsi in un Comune della cintura torinese anziché in campagna. 

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