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La Corte di appello di Torino ha annullato le sei condanne per peculato emesse in primo grado nel processo Finpiemonte. Tra gli imputati vi è anche l’ex presidente della finanziaria della Regione, Fabrizio Gatti, condannato a sette anni e sei mesi di carcere. I giudici hanno modificato l’accusa, trasformandola da peculato in truffa ai danni di un ente pubblico, e hanno deciso di inviare gli atti alla procura di Roma, competente per il caso.
La vicenda si è sviluppata tra il 2015 e il 2017 e riguardava un presunto peculato legato a un ammontare di circa sei milioni di euro provenienti dalle casse di Finpiemonte. La procura torinese sosteneva che il denaro fosse stato indirizzato verso un conto presso la banca svizzera Vontobel, e successivamente utilizzato per sostenere una società immobiliare riconducibile a Gatti, che attraversava difficoltà finanziarie. Francesco Cirillo, direttore di una filiale della banca svizzera, era stato condannato in primo grado, ma la sua sentenza è stata anch’essa annullata.
Fabrizio Gatti, difeso dagli avvocati Luigi Chiappero, Luigi Giuliano e Fabio Martinetto, ha sempre dichiarato la sua innocenza. Tra coloro che si sono congratulati con lui, anche l’ex senatore del Pd Stefano Esposito. I legali di Gatti hanno sottolineato che la questione del trasferimento del processo a Roma era stata sollevata già durante l’udienza preliminare. Sebbene non siano ancora disponibili le motivazioni della sentenza, i difensori ritengono che la Corte si sia limitata a correggere l’accusa e a trasferire il caso al tribunale competente, senza entrare nel merito delle singole responsabilità.
L’avvocato Michele Forneris, difensore di Francesco Cirillo, si è detto soddisfatto del risultato, che ha escluso la responsabilità del suo assistito per il reato di peculato. Vontobel, la banca svizzera, ha espresso soddisfazione per l’annullamento della condanna, confermando la convinzione dell’innocenza di Cirillo e il suo sostegno alla difesa dei suoi diritti legali.
Anche l’avvocato Marco Gabriele, che ha assistito uno degli imputati responsabili di una delle società coinvolte nel trasferimento dei fondi, ha manifestato "grande soddisfazione" per la sentenza che ha portato giustizia. La stessa soddisfazione è stata espressa dai difensori di Pio Piccini, gli avvocati Manlio Morcella e Michela Malerba, che ritengono che la Corte d’appello abbia condiviso la tesi difensiva, già presentata in fase preliminare, secondo la quale il reato di peculato non fosse configurabile nel caso in esame.
Resta ora da attendere il deposito delle motivazioni per comprendere la scelta di modificare l’accusa da appropriazione indebita a truffa, un aspetto tecnico che, secondo i legali, non ha rilevanza pratica, poiché la prescrizione è ormai maturata sia per la truffa che per l’appropriazione indebita.
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