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Un uomo di 59 anni ha perso la vita in seguito a un intervento sanitario ritenuto inadeguato, eseguito durante il trasporto in ambulanza verso l’ospedale. Questo è quanto stabilito da una sentenza del tribunale civile di Torino, che ha condannato l’azienda sanitaria Città della Salute, responsabile del servizio 118, al pagamento di circa un milione di euro in favore dei familiari della vittima.

Secondo quanto ricostruito dallo studio legale Ambrosio e Commodo, che ha assistito la famiglia, l’uomo, residente a Collegno e impiegato come messo comunale, era stato sedato contro la sua volontà con farmaci tranquillanti una volta caricato sull’ambulanza. Durante il tragitto, l’uomo ha avuto un rigurgito che ha causato un arresto cardiocircolatorio per soffocamento. È deceduto dopo l’arrivo al pronto soccorso dell’ospedale di Rivoli, dove era stato trasportato il 25 ottobre 2019, in seguito a un malore per il quale la moglie aveva richiesto assistenza.

Il paziente era da tempo in cura per un disturbo della personalità e, al momento dell’intervento, aveva espresso il desiderio di essere portato in una diversa struttura, dove era già seguito. La giudice Claudia Gemelli ha riconosciuto che, sebbene lo stato di agitazione potesse giustificare una sedazione, i farmaci utilizzati non erano idonei e furono somministrati in dosi eccessive. Inoltre, il paziente venne posizionato supino sulla barella, anziché sul fianco come previsto per la sua condizione, e non fu intubato, mancando così un presidio fondamentale per garantire la sicurezza delle vie aeree.

L’avvocata Ludovica Ambrosio, che ha seguito il caso con i colleghi Riccardo Catalano e Renato Ambrosio, ha dichiarato: “Abbiamo cercato solo di far emergere la verità, senza alcuno spirito di rivalsa, ma per ottenere un riconoscimento del danno subito dai nostri assistiti”. I legali non avevano preso parte al procedimento penale, conclusosi con l’archiviazione.

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